Indagini in corso sulla strage di Casteldaccia. Interrogati il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza. Le vittime, se protette, si sarebbero salvate.
La Procura di Termini Imerese ha avviato un’inchiesta a seguito della strage sul lavoro a Casteldaccia. Il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza, indicati dall’Amap, ovvero la stazione appaltante delle opere, sono stati interrogati dalla Squadra Mobile. E i poliziotti si sono recati a Partinico in via Milano nella sede dell’impresa a lavoro, la “Quadrifoglio group”, per acquisire documenti e informazioni. La prima domanda: perché gli operai non si sono protetti, soprattutto con delle mascherine, a fronte del pericolo di esalazione di gas tossici? Il Comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio, ha spiegato che se protetti si sarebbero salvati nonostante il limite di tollerabilità dell’idrogeno solforato fosse stato superato di dieci volte. E il presidente dell’Amap, l’Azienda municipalizzata acquedotti Palermo, Alessandro Di Martino, conferma: “E’ una cosa assurda. L’odore era tale che non è comprensibile come non si siano protetti”. L’Amap ha affidato all’impresa “Quadrifoglio group” i lavori di manutenzione dell’impianto di sollevamento delle acque reflue in via Nazionale, perché ostruito. Le vittime sono quattro lavoratori della “Quadrifoglio” e un operaio interinale dell’Amap. Un sesto, Domenico Viola, 62 anni, di Partinico, anche lui dipendente dell’impresa, è stato intubato e ricoverato al Policlinico di Palermo nel reparto Rianimazione in terapia intensiva. I morti: Epifanio Alsazia, 71 anni, di Partinico, contitolare della “Quadrifoglio Group”. Poi Ignazio Giordano, 57 anni, di Partinico, Giuseppe Miraglia, 47 anni, di San Cipirello, e Roberto Raneri, 51 anni, di Alcamo, tutti dipendenti della “Quadrifoglio”. E poi Giuseppe La Barbera, 28 anni, di Palermo, lavoratore interinale dell’Amap. Sarebbero deceduti uno dietro l’altro calandosi nell’impianto fognario, ad una profondità di circa 6 metri. Quando il primo operaio è rimasto nel sottosuolo, gli altri si sono calati per rendersi conto di quanto accaduto e salvare il collega. Sono stati intossicati dai gas tossici esalati. In particolare, l’ambiente è stato saturo di idrogeno solforato, frutto della fermentazione dei liquami, estremamente tossico. Il settimo componente della squadra, ancora fuori, ha lanciato l’allarme. I Vigili del fuoco hanno recuperato tre corpi nella cisterna dei liquami, di 5 metri per 5, con 80 centimetri di reflui. Gli altri tre, compreso il ferito, sono stati trovati in una soletta di cemento armato appena sopra la cisterna. Al mattino di oggi i sindacati hanno organizzato uno sciopero di 4 ore in provincia di Palermo, con una manifestazione innanzi alla Prefettura. La reazione di Cgil, Cisl e Uil è unanime: “Siamo sconvolti, proviamo un senso profondo di dolore e di sconfitta ogni volta che accadono questi gravissimi episodi. E ad essere sconfitto è tutto il sistema che dovrebbe occuparsi della prevenzione e della tutela della salute dei lavoratori. Il mondo del lavoro palermitano paga ancora un altissimo e carissimo prezzo nella battaglia per la sicurezza sul lavoro. Non possiamo credere che altri cinque lavoratori non sono rientrati a casa. Questa tragedia immane ci lascia sgomenti”.