Ricorre oggi 30 aprile il 42° anniversario dell’omicidio del segretario regionale del Partito Comunista, Pio La Torre. La sua legge sulle confische è ancora oggi l’arma più temuta dalla mafia.
42 anni addietro, la mattina del 30 aprile del 1982. A Palermo. In Via Li Muli, nei pressi di piazza Turba. L’omicidio di Pio La Torre e dell’autista Rosario Di Salvo. E’ stato il terzo dei cosiddetti “delitti politici”, dopo Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana, 9 marzo ‘79, e Piersanti Mattarella, presidente della Regione Dc, 6 gennaio ‘80. Poi 4 mesi dopo sarà ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, 3 settembre ’82, in via Isidoro Carini a Palermo. L’Italia è campione del mondo di calcio e la Sicilia è divorata dalla furia sanguinaria della mafia. Oggi 30 aprile muore il segretario regionale del Partito comunista. Pio La Torre insegue una soluzione alla questione morale nella politica, e la sua corsa è stroncata dai proiettili di Giuseppe Lucchese, Antonino Madonia, Pino Greco e Salvatore Cucuzza. Fu lui, La Torre, a firmare la relazione di minoranza alla Commissione antimafia nel ‘76, in cui denunciò il sistema di potere politico mafioso imperante a Palermo ed in Sicilia. Pio La Torre alla ribalta anche contro i missili atomici Cruise nell’allora base della Nato a Comiso. Poi la legge che decretò la sua condanna a morte, la confisca dei beni ai mafiosi, la “Rognoni – La Torre”, ancora oggi incubo della criminalità organizzata di stampo mafioso. Lucchese e Madonia scontano l’ergastolo inflitto dalla Cassazione. Cucuzza ha collaborato con i magistrati e ha svelato l’identità dei killer ricostruendo la dinamica dell’agguato. Senza esito, al momento, le indagini su presunti mandanti esterni a Cosa nostra. Lo stesso Salvatore Cucuzza ha raccontato che, dopo il delitto La Torre, il killer Pino Greco, inteso “Scarpuzzedda”, anche lui nel gruppo di fuoco e poi ucciso da Riina perché “scomodo”, si lamentò così: “Cosa Nostra è stata usata ma non ha tratto vantaggio dalla morte di Pio La Torre”. Nel ‘95 sono stati condannati i componenti della Commissione di Cosa nostra: Michele Greco, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Francesco Madonia e Pippo Calò. Il Partito Democratico dell’epoca, il Pds, si costituì parte civile e ottenne una provvisionale subito esecutiva di 200 milioni di lire. Sul movente del delitto sono agli atti dell’inchiesta le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, tra cui Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo e Antonino Calderone: La Torre è stato assassinato per il suo impegno antimafia, che caratterizzò tutta la sua carriera e che nel 1982 culminò con la proposta di legge sulle confische dei patrimoni mafiosi. E fu emessa sentenza di condanna a morte.