La Corte d’Appello di Palermo annulla la confisca da 1 miliardo e mezzo di euro all’ex patron della Valtur, Carmelo Patti, deceduto, presunto contiguo a Messina Denaro.
Carmelo Patti, di Castelvetrano, imprenditore, ex patron della Valtur, è deceduto il 25 gennaio del 2016, “mascariato” (italiano: macchiato) dall’avere costruito un impero economico appoggiandosi alle spalle di Matteo Messina Denaro, del quale avrebbe foraggiato economicamente la latitanza e gli affari. Adesso otto anni dopo la Sezione misure di prevenzione della Corte d’Appello cancella la “mascariata” e scrive che Carmelo Patti non è stato un prestanome di Messina Denaro, come invece il 24 novembre del 2018 hanno scritto i colleghi della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, ordinando la confisca agli eredi, da 1 miliardo e mezzo di euro, dei beni di Patti, che adesso gli sono stati restituiti, anche se è morto. E i giudici d’Appello motivano testualmente così la riabilitazione morale dell’imprenditore e l’annullamento della confisca, tra le più rilevanti della storia giudiziaria italiana: “Prendendo in considerazione il materiale probatorio complessivamente raccolto sia nel corso del primo grado che nel grado di appello deve escludersi che siano emersi concreti sintomi della pericolosità sociale di Carmelo Patti, essendo rimasta dimostrata una vicinanza a soggetti, a loro volta vicini all’associazione mafiosa, in assenza di concreti elementi indiziari relativi a una cointeressenza di esponenti mafiosi nelle attività imprenditoriali di Patti”. E i difensori dell’imprenditore commentano: “La Corte ha escluso che l’ex proprietario della Valtur abbia avuto, nel corso della sua attività, rapporti di ‘vicinanza’ con ambienti mafiosi. Inoltre si è anche escluso che Patti abbia costruito il suo impero con metodi illeciti restituendogli, seppur post mortem, quell’onorabilità ingiustamente macchiata nel corso dei 13 anni di processo di prevenzione”. E poi gli avvocati Francesco Bertorotta, Roberto Tricoli, Raffaele Bonsignore, Angelo Mangione, Marco Antonio Dal Ben e Giuseppe Carteni aggiungono: “Il tempo è galantuomo. Restano, però, i segni di una aggressione mediatica ingiustamente subita dal cavaliere Patti che è stato indicato al pubblico di molte trasmissioni televisive e dalla stampa nazionale come un imprenditore vicino al contesto mafioso di Castelvetrano”. Carmelo Patti, morto a 81 anni, 3 figli, è stato cavaliere del lavoro e prima dei guai giudiziari è stato uno stimato e ricchissimo industriale. Iniziò la sua scalata nell’imprenditoria da venditore ambulante. A 26 anni si trasferì con la moglie e i figli da Castelvetrano al Nord, lavorando come operaio a Pavia. Poi avviò una fabbrica di cavi elettrici, la “Cablelettra”: vendeva cablaggi elettrici e componenti elettronici per auto soprattutto alla Fiat. La “Cablelettra” divenne una multinazionale con diverse sedi in Italia e all’estero. Nel ’97, ormai ricco, acquistò la Valtur entrando così anche nel settore del turismo. Il gruppo dei villaggi vacanze fu uno dei primi in Italia. Tra i beni restituiti alla famiglia dallo Stato vi sono: resort turistici, un’imbarcazione di 21 metri, appezzamenti di terreno, immobili e 25 società.