Il presidente della Regione smorza gli eccessivi allarmismi sull’emergenza idrica in Sicilia e rassicura sulle prospettive. L’intervento di Schifani.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, non condivide e boccia come “eccessivi allarmismi” le prospettive di evoluzione della crisi idrica in Sicilia così come emerse dalla relazione dell’Autorità di bacino di Leonardo Santoro e della Protezione civile di Salvo Cocina, e che sono alla base dell’istanza di dichiarazione dello stato di emergenza nazionale adesso sul tavolo del governo Meloni. Schifani le ritiene soprattutto dannose sui flussi turistici attesi con l’approssimarsi della stagione estiva. E – come trapelato – si è arrabbiato con Santoro e Cocina perché non l’avrebbero reso a conoscenza dei dettagli della relazione prima di inviarla a Roma. Schifani si è infuriato in particolare sull’avere paventato l’utilizzo delle navi delle forze armate come dissalatori, ovvero un deterrente pericoloso alla partenze vacanziere verso la Sicilia. E quindi, gettando acqua sul fuoco (mai metafora è stata così calzante) ha dichiarato: “Il cambiamento climatico in atto e con il quale dovremo fare i conti, che ha portato nel 2023 a una riduzione del 22% delle precipitazioni atmosferiche in Sicilia, è un quadro un po’ critico ma che, almeno al momento, non rappresenta una emergenza. Le alte temperature di questi mesi hanno prosciugato gli invasi. Vorrei comunque scongiurare gli allarmismi di questi giorni e rassicurare i turisti che vorrebbero venire in Sicilia: non rischiano. Siamo pronti a organizzare dei sistemi di approvvigionamento. Non ci sarà una emergenza idrica e non vedo il pericolo di grandi navi cisterna. Attendiamo comunque copiose precipitazioni a maggio che potrebbero allontanare queste paure”. E poi Schifani rammenta gli interventi a rimedio già effettuati e gli altri in itinere o preventivati. E aggiunge: “Ho istituito in questi giorni una task force per gestire l’eventuale emergenza, se una emergenza dovesse realmente arrivare. Lavoreremo su un numero sufficiente di nuovi pozzi per garantire l’irrigazione, ma anche per riparare e riattivare alcuni dissalatori. Più a lungo termine si dovrà necessariamente mettere mano alla risistemazione di tante dighe rimaste incompiute o inutilizzabili”. E poi in conclusione il presidente rassicura: “Questo stato di cose non potrà continuare. Non staremo fermi. Ho fatto dichiarare alla Giunta lo stato di calamità e chiesto al governo nazionale di condividere questa misura. In questo modo se le cose dovessero precipitare, il governo avrebbe la possibilità di intervenire a sostegno della Sicilia”.