Il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, sulla crisi idrica da siccità in Sicilia: “Vi sono solo 158 milioni di metri cubi di acqua disponibili, ma ne servono 317”.
In Sicilia è stata già riconosciuta e dichiarata l’emergenza crisi idrica per fine irriguo, zootecnico e potabile. Sono stati nominati i relativi commissari per gestire e superare il disastro. La siccità perdura. Le previsioni meteo volgono al peggio. Il 2024 arde come mai in precedenza. E la Protezione civile sarebbe una delle ultime ancore di salvataggio qualora si fosse (ma forse lo si è già) sull’orlo del precipizio. Ecco perché il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, è stato invitato all’Università di Catania dall’Ordine degli Ingegneri per un confronto sul tema. Musumeci non si è tirato indietro, e ha reso una diagnosi della malattia documentata, suggerendo delle terapie e mantenendo, tuttavia, la prognosi riservata. E l’ex presidente della Regione ha spiegato: “In Sicilia al momento ci sono solo 158 milioni di metri cubi di acqua disponibili, a fronte dei 317 necessari per concludere l’anno senza dover razionare le risorse idriche in alcune aree. E vi sono appena 7 dighe collaudate su 25 negli ultimi 50 anni su tutto il territorio siciliano”. E poi Musumeci ha aggiunto: “In Sicilia è stato possibile mappare il quadro dell’isola, dei bacini e dei corsi d’acqua solo dopo il 2018, anno in cui è stata istituita l’autorità di bacino. E dall’analisi è emerso un forte deficit strutturale per affrontare le emergenze idriche, sia alluvionali, che siccitose”. E quindi il ministro ha prospettato: “Credo che una buona manutenzione delle attuali dighe, la realizzazione di laghetti aziendali nelle campagne e la riqualificazione delle reti di distribuzione urbana potrebbero far vedere risultati positivi nel giro di qualche anno”. Nel frattempo, essendo la crisi idrica da siccità un’emergenza nazionale e non solo siciliana, da ogni regione d’Italia sono stati spediti progetti di investimenti a rimedio. Nello Musumeci conferma e aggiunge: “Le criticità che accomunano tutto il Paese hanno messo in moto la macchina governativa per raccogliere idee e progetti. Dei 700 pervenuti ne sono stati reputati idonei 500, di cui 50 provenienti dalla Sicilia. Realizzarli tutti avrebbe un costo di oltre un miliardo e mezzo di euro, motivo per cui il passo successivo sarà individuare delle priorità” – ha concluso il ministro, condiviso dal presidente dell’Ordine degli ingegneri catanesi, Mauro Scaccianoce, che ha sottolineato: “Occorrono opere che migliorino i deflussi in condizione di pre-urbanizzazione, ovvero prima di urbanizzare e costruire nel territorio. Ma anche invasi per la raccolta di acqua e il suo riutilizzo, miglioramenti alle reti idriche, agli impianti di depurazione e a quelli di fognatura, di cui abbiamo carenza, confermata dalle quattro misure sanzionatorie ricevute dalla Comunità Europea, di cui due già esecutive, e che pesano nelle casse della Regione circa 150mila euro al giorno”.