Scaduto il termine per la presentazione dei bilanci di previsione dei Comuni siciliani. Quasi nessuno ha ottemperato all’obbligo di legge. L’intervento dell’Anci.
A parte alcune virtuose eccezioni, tra i 391 Comuni in Sicilia l’ampia maggioranza non presenta il bilancio di previsione della spesa entro il termine imposto dalla legge, ovvero (nel 2024) il 15 marzo. Spesso accade che il documento che prevede i movimenti della cassa del Comune sia approvato a novembre se non a dicembre. E ovviamente è un paradosso, un’assurdità, perché più che di previsione si tratta di un bilancio consuntivo, che peraltro limita e pregiudica il ruolo del Consiglio comunale, che sulla previsione di spesa avrebbe dovuto dibattere e valutare prima del voto, e che invece in prossimità della notte di San Silvestro è preposto solo a votare il bilancio ‘a occhi chiusi’ prima del calice “amaro” di champagne. Anche adesso alla scadenza dello scorso 15 marzo quasi nessuna Amministrazione comunale ha presentato il bilancio di previsione al Consiglio comunale. Ed è un copione ormai rituale e consolidato, tanto che l’Anci, l’Associazione dei Comuni, è appena intervenuta con determinazione al fine di rimediare al ricorrente stallo. Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’Anci Sicilia, innanzitutto ribadiscono quali sono le conseguenze della mancata presentazione del bilancio di previsione, e spiegano: “La scadenza del termine del 15 marzo, a fronte della mancata concessione di una proroga, compromette l’azione amministrativa anche rispetto a scelte fondamentali sulla spesa, come l’accesso a fonti di investimento o l’assunzione e la stabilizzazione del personale”. Poi Amenta e Alvano denunciano: “E’ un’anomalia siciliana, che caratterizza gli Enti locali, tra il disinteresse da parte delle istituzioni regionali e nazionali che si limitano alla inutile nomina di un commissario, e che non affrontano il problema nella sostanza”. Alla difficoltà del bilancio si somma attualmente un altro ostacolo, ossia la mancata approvazione del Pef Tari, il Piano economico finanziario sui rifiuti, oggi più ostico che mai perché la Regione non ha ancora confermato i 45 milioni di euro per compensare gli extra costi a carico dei Comuni per lo smaltimento dei rifiuti, compreso il trasferimento fuori Sicilia. E dunque l’Anci Sicilia prospetta delle soluzioni tampone e le invoca a breve termine. Amenta e Alvano affermano: “Chiediamo, ancora una volta che sulle specialità e sulle specifiche criticità ordinamentali, organizzative e finanziarie dei Comuni siciliani si costituisca, nei tempi più brevi, un Tavolo istituzionale in seno alla Conferenza Stato – città ed Enti locali. La concentrazione di così tante crisi finanziarie (quasi un terzo dei Comuni ne è interessato) in una regione ad autonomia speciale è il segnale di una crisi di sistema che investe i rapporti finanziari tra Stato, Regione Siciliana ed Enti locali, e che vede nella riscossione dei tributi locali e nel rispetto di istituti dell’armonizzazione contabile (come il Fondo crediti di dubbia esigibilità) il punto di caduta di una condizione di debolezza sul piano organizzativo e sul piano socio-economico”.