Il Tar ha rigettato i ricorsi dell’ex società Girgenti Acque contro l’interdittiva antimafia, il commissarimento, e per un risarcimento di oltre 10 milioni di euro. I dettagli.
La società Girgenti Acque, già fallita, ha presentato ricorso al Tar per l’annullamento dell’interdittiva antimafia che le fu imposta nel 2018 e del conseguente commissariamento della società. Girgenti Acque ha proceduto contro la Prefettura di Agrigento, l’Autorità nazionale Anticorruzione, il Comune di Agrigento, l’ex commissario Gervasio Venuti e l’Assemblea territoriale idrica di Agrigento. La prima sezione del Tar, il Tribunale amministrativo regionale per la Sicilia, presieduta da Salvatore Veneziano, ha rigettato entrambi i ricorsi per l’annullamento dell’interdittiva e del commissariamento. Il 16 novembre del 2018 la Prefettura notificò al presidente di Girgenti Acque, Marco Campione, l’interdittiva antimafia perché al palazzo di piazzale Aldo Moro si ritenne che la società fosse permeabile a tentativi di infiltrazione mafiosa. Il presidente si dimise. Il 27 novembre successivo Girgenti Acque fu commissariata, e come commissario si insediò Gervasio Venuti. L’ 8 gennaio del 2019 Venuti fu affiancato da un secondo commissario, Giuseppe Massimo Dell’Aira, deceduto lo scorso 20 gennaio. Il commissariamento è stato necessario per garantire la continuità del servizio idrico e fognario, e per traghettare la gestione del servizio verso altre forme e modalità. E l’approdo del traghetto al timone di Venuti e di Dell’Aira è stata l’Aica, l’Azienda idrica dei Comuni agrigentini, che ha sancito il trasferimento della gestione dal privato al pubblico. Infatti, il 9 luglio del 2021 la Prefettura di Agrigento ha revocato la misura del commissariamento di Girgenti Acque perché intervenne la dichiarazione di fallimento della società e perché nel frattempo fu costituita l’Aica, l’Azienda consortile composta al momento da 33 Comuni agrigentini. A seguito dell’interdittiva e del commissariamento, Girgenti Acque ha rivendicato un risarcimento danni per 10.623.818 euro. Il ministero dell’Interno, la Prefettura, l’Autorità nazionale Anticorruzione e l’Assemblea territoriale idrica si sono costituiti in giudizio per resistere contro la pretesa. Girgenti Acque ha denunciato un rapporto di causalità diretta tra l’interdittiva e il commissariamento da una parte, e con il fallimento e i danni patrimoniali dall’altra. Il Tar ha ritenuto fondati sia l’interdittiva antimafia che il commissariamento, e ha negato il risarcimento. Tra l’altro i giudici amministrativi hanno scritto: “Il provvedimento interdittivo è sostenuto da una serie di approfonditi e circostanziati elementi istruttori e investigativi, obiettivamente sintomatici e rivelatori del pericolo che possa verificarsi il tentativo, da parte della criminalità organizzata, di inserirsi nell’attività imprenditoriale della società ricorrente. Deve quindi essere respinto il ricorso portante. Il collegio ritiene inoltre che sussistessero i presupposti per l’applicazione della misura del commissariamento, e che comunque non si possa ravvisare la lamentata violazione del principio di proporzionalità e adeguatezza”.