Smaltire oggi un chilo di rifiuti in Sicilia costa quanto un chilo d’arance: l’Associazione dei Comuni ricorre all’Antitrust contro i prezzi praticati nell’isola.
Secondo i Comuni siciliani, gli operatori dei rifiuti, in primis delle discariche, abusano della loro posizione dominante. E i sindaci hanno presentato un ricorso all’Antitrust contro i costi di smaltimento dei rifiuti, non più sostenibili. A capo dell’insurrezione vi è l’Anci, l’Associazione dei Comuni. Nel 2022, secondo i dati di Legambiente, la raccolta differenziata in Sicilia ha superato il 65% in 274 Comuni, per una popolazione complessiva di 2.386.559 abitanti. Nonostante ciò i prezzi praticati in Sicilia sul trattamento, conferimento in discarica, selezione e compostaggio dei rifiuti, sono molto superiori rispetto a quelli nel resto d’Italia. Ecco perché il ricorso contro il presunto abuso di posizione dominante da parte di coloro che impugnano la scopa, ovvero gli operatori dei rifiuti, e che manterrebbero sotto scopa gli scopati, ossia i Comuni e quindi i cittadini, costringendoli a costi aberranti. Il ricorso dell’Anci, in particolare, si riferisce ai costi applicati dalla società “Sicula trasporti”, i cui impianti sono utilizzati da oltre 170 Comuni siciliani. L’Anci, tramite il ricorso all’Antitrust, intende anche comprendere quali siano le ragioni dei costi eccessivi che gravano sul sistema dei rifiuti in Sicilia, e come sia possibile intervenire in maniera efficace per evitare l’impatto negativo sui bilanci comunali, sulle tasche dei cittadini e sull’economia dell’Isola. Ed il presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta, commenta: “Da tempo denunciamo con attenzione le criticità del sistema integrato dei rifiuti, e più volte abbiamo sollevato il tema dell’insostenibilità dei costi che ingessano i bilanci comunali e che incidono pesantemente sui cittadini, aggravando complessivamente le situazioni economiche delle famiglie e delle imprese. Ricorriamo all’Antitrust per verificare se il costo che praticano gli operatori del settore sia congruo oppure viziato da posizioni dominanti sul mercato”. E il sindaco di Misterbianco, Marco Corsaro, componente del direttivo dell’Anci Sicilia, aggiunge: “Bene che si vada avanti sui termovalorizzatori, ma in Sicilia sui rifiuti rischiamo un nuovo pericoloso paradosso: mentre il medico ‘Regione’ studia la cura per gli extracosti, il paziente – e cioè tutti i 391 Comuni siciliani – muore. Lanciamo quindi un nuovo, estremo, grido d’aiuto per scongiurare l’aumento delle tasse. La Regione deve riconoscere ai Comuni, al più presto, le risorse per compensare i rincari vertiginosi dei costi di conferimento in discarica. L’Assessorato ci aveva assegnato 45 milioni che poi sono stati revocati, adesso ne servono almeno 60. Non c’è più tempo. Solo con queste risorse potremo evitare nuovi pesanti aumenti della Tari sulle spalle delle famiglie siciliane, già provate dal caro vita”. E poi il sindaco Corsaro più nel dettaglio spiega: “Sui Comuni siciliani grava un salasso insopportabile: soltanto a Misterbianco paghiamo per lo smaltimento 400 euro a tonnellata di rifiuti, in totale 1 milione e 200mila euro di extracosti. A Catania addirittura si arriva a 14 milioni, una voragine per i nostri bilanci. Nel 2016 una tonnellata ci costava invece solo 100 euro. Un chilo di rifiuti indifferenziati in discarica ci costa 0,38 centesimi, mentre un chilo di arance ne costa 0,40. Paghiamo cioè la spazzatura quasi come il cibo che mangiamo. E’ un’emergenza che va oltre i colori politici e che va risolta nell’interesse dei cittadini”.