Al maxi processo sul “Sistema Montante” a Caltanissetta prescritta l’ipotesi di reato di concorso in corruzione per Crocetta, Giuseppe Catanzaro e lo stesso Antonello Montante. I dettagli.
Al palazzo di giustizia di Caltanissetta, al maxi processo sul così battezzato “Sistema Montante”, il presidente della sezione del Tribunale giudicante, Francesco D’Arrigo, ha dichiarato altre prescrizioni eccellenti: per l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, per lo stesso Antonello Montante, già presidente di ConfIndustria Sicilia, e per l’imprenditore agrigentino Giuseppe Catanzaro. I tre sono imputati di concorso in corruzione. Secondo la Procura nissena, Crocetta avrebbe firmato atti agli ex assessori regionali alle Attività produttive, Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, e ad altri soggetti per assecondare le richieste e gli interessi di Antonello Montante e Giuseppe Catanzaro. In cambio l’ex presidente della Regione avrebbe ricevuto delle utilità come sostegni finanziari per la campagna elettorale. La prescrizione per il concorso in corruzione non comprende l’ipotesi di reato per associazione a delinquere che, invece, è ancora contestabile e contestata ai tre imputati. La prescrizione è già intervenuta ed è stata dichiarata anche per l’attuale presidente della Regione, Renato Schifani, che nel 2015 avrebbe commesso i reati di concorso esterno in associazione a delinquere e rivelazione di notizie riservate. Prescritti anche i reati contestati al tributarista Angelo Cuva e all’ex capo dell’Aisi Servizi Segreti, il generale Arturo Esposito, le cui contestazioni di reato sono strettamente legate a quelle di Schifani che, ancora secondo la Procura di Caltanissetta, avrebbe appreso la notizia dell’inchiesta a carico di Montante da Esposito attraverso Andrea Grassi, ex direttore della prima divisione dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato. E poi Schifani avrebbe trasferito la notizia e informato Cuva affinchè informasse a sua volta il capocentro della Dia (la Direzione investigativa antimafia) di Palermo, il colonnello Giuseppe D’Agata, anche lui all’epoca sotto indagine e intercettazioni. Grassi è stato condannato in primo grado ad 1 anno e 4 mesi di reclusione, e poi è stato assolto in Appello. Schifani ha sempre sostenuto di non avere mai avuto alcun rapporto con D’Agata. Prescrizione altrettanto già intervenuta anche per l’ex caporeparto dell’Aisi Servizi Segreti, Andrea Cavacece, per Maurizio Bernava, ex segretario generale della Cisl, e per i fratelli imprenditori palermitani Andrea e Salvatore Calì. Il presidente del Tribunale nisseno, Francesco D’Arrigo, ha riunito in un unico processo i due tronconi, con 13 e 17 imputati, dell’inchiesta imperniata su Montante, ovvero il filone del presunto dossieraggio e della rivelazione di notizie riservate con accessi abusivi ai sistemi informatici di polizia, tramite scambi di favori ad elevatissimo livello tra le forze dell’ordine e non solo, e il filone politico, ovvero l’intreccio di interessi ruotanti intorno al governo Crocetta, in carica tra il 2012 e il 2017. Già nel maggio scorso, il giudice D’Arrigo, a fronte dell’incombenza dei termini di prescrizione, tentò di accelerare lo svolgimento delle udienze: una ogni lunedì. Tuttavia, tra inciampi e intoppi, progressivamente sono sopraggiunti i termini entro cui esercitare l’azione penale in riferimento ad un determinato reato.