In Sicilia nel secondo semestre del 2023 la quantità più bassa di pioggia mai registrata. Danni irrimediabili per le arance e il foraggio. Gli interventi.
A parte l’attuale ondata di maltempo e di pioggia, che si spera sia proficua, la Sicilia nel secondo semestre del 2023 è stata bagnata dalla quantità più bassa di pioggia dal 1921, ovvero da quando esistono i rilievi del Servizio Idrografico regionale. L’anno appena trascorso è stato indicato da Copernicus, il programma di osservazione della terra dell’Agenzia spaziale europea, come il più caldo mai registrato a livello globale. E la situazione siciliana è comunque eccezionale, con già gravi conseguenze per l’agricoltura: manca l’acqua per irrigare le colture, come quelle degli agrumi, e soprattutto il foraggio per gli animali. Nell’isola, dicembre è stato il quarto mese consecutivo con pesanti deficit negli accumuli pluviometrici. Complessivamente sono state contate solo tre perturbazioni di rilievo, oltre ad alcuni eventi estremi a maggio e giugno. E sono stati eccessi che, più che apportare benefici, hanno provocato danni significativi a diverse colture. A dicembre in particolare sono risultate penalizzate dal meteo, in genere con soli 2-4 giorni piovosi, le province di Agrigento, Enna e Caltanissetta. Luigi Pasotti, dirigente del Sias, il Servizio informativo agrometeorologico siciliano, denuncia: “Attualmente la prima situazione gravissima è per gli allevamenti. Il foraggio è in quantità meno della metà dell’anno precedente, con le balle arrivate a prezzi altissimi per la scarsità dell’offerta. E soprattutto manca il foraggio naturale: in Sicilia in molte zone da pascolo non cresce un filo d’erba. E con il freddo, anche se ci avviciniamo a un periodo con maggiori perturbazioni, non ci sarà più crescita di erba sufficiente. Il secondo grave problema è che c’è poca acqua nelle falde ed estrarla da quote basse costa moltissimo per l’energia necessaria. Particolarmente a rischio è l’irrigazione degli agrumi. Varietà come il tarocco sono già pronte, ma per le varietà tardive si continua a irrigare con costi insostenibili. Meno preoccupante appare invece la situazione per il frumento, che dovrebbe resistere fino a un periodo di maggiori perturbazioni” – conclude Pasotti. E Confagricoltura Sicilia, come annuncia il presidente catanese, Giosuè Arcoria, ha già inviato una richiesta di stato di calamità alla Regione Siciliana. E spiega: “A causa dell’incessante mancanza di precipitazioni sono compromesse in modo irrimediabile le coltivazioni, arance in primis. Le temperature della scorsa estate hanno inciso sulla crescita del frutto. A 50 gradi l’arancia non può svilupparsi. Abbiamo arance così piccole da non poter essere vendute. Le prime piogge sono arrivate, sono state brevi e violente, è arrivata perfino la grandine. La situazione però resta drammatica: il raccolto è già perso. Un’azienda catanese che lo scorso anno, con una situazione climatica già estrema, è riuscita a vendere arance per 180 mila euro, oggi rischia di non guadagnare nulla. Nessuna varietà è stata risparmiata perché il contributo dell’acqua resta fondamentale per tutti i tipi di arance”.