Su 391 Comuni in Sicilia, 181 non hanno ancora approvato i bilanci per l’anno in corso. E un centinaio sono in dissesto finanziario o pre – dissesto. I dettagli e l’intervento dell’Anci.
Su 391 Comuni in Sicilia, 181 non hanno ancora approvato i bilanci per l’anno in corso. E un centinaio sono in fase di dissesto finanziario o pre – dissesto, impegnati in un piano di riequilibrio finanziario per scongiurare il fallimento. Così è appena emerso dall’assemblea annuale dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, che si è svolta a Genova e a cui hanno partecipato circa 250 sindaci siciliani: tanti. E infatti Paolo Amenta, presidente dell’Anci Sicilia, commenta: “La copiosa partecipazione nasce dalla necessità di condividere le tante criticità che affrontiamo tutti i giorni per trovare soluzioni attraverso il confronto e l’approfondimento su temi che accomunano tutti, anche se siamo perfettamente consapevoli del fatto che la crisi degli Enti locali dell’Isola non può essere affrontata in superficie, ma con interventi mirati e provvedimenti strutturali che tengano conto della condizione di insularità e delle profonde diversità socio economiche delle nostre comunità, segnate da un processo di impoverimento che pare inarrestabile e dove il tasso di disoccupazione, in particolare fra i giovani, ha raggiunto livelli altissimi”. E tra i temi di incombente attualità, che necessitano di interventi finanziari e normativi immediati, il presidente Amenta ha citato l’ormai annosa emergenza rifiuti, lo spopolamento aggravato anche dalle ultime norme che impongono il dimensionamento scolastico e la chiusura di ospedali di prossimità, l’eccessivo aumento dei costi dell’energia che i Comuni spesso pagano il doppio del costo di mercato, l’impossibilità di assicurare servizi pubblici efficienti per mancanza di risorse, per una finanza locale disallineata con il resto d’Italia per i già noti problemi legati anche alla riscossione, e per il basso reddito pro capite che caratterizza in particolare le famiglie del sud. E a fronte di ciò Amenta ribadisce: “E’ una crisi di sistema che va affrontata con interventi straordinari nell’immediato ma che va fronteggiata con norme e interventi strategici finalizzati a salvare un territorio che sta perdendo una grossa fetta dei suoi abitanti, e che rischia una sempre più reale desertificazione culturale, economica e sociale. E’ insomma una questione che non può essere affrontata soltanto con interventi mirati a risolvere un singolo problema. E’ necessaria una strategia condivisa che veda seduti allo stesso tavolo lo Stato, la Regione e gli Enti locali, e che, partendo dalle diversità legate alle peculiarità del territorio e alle condizioni socio-economiche dei suoi abitanti, lavori a un quadro normativo organico in materia contabile, finanziaria e di personale” – conclude. Dalle radiografie sui Comuni siciliani in bilico contabile emergono tasse elevate alle aliquote massime, servizi ridotti all’osso, ritardi nel pagamento degli stipendi del personale e centinaia di migliaia di euro di debiti nei confronti di altri enti e imprese fornitrici di beni e servizi. In default sono esattamente 63 Comuni, di cui 35 hanno già dichiarato lo stato di pre-dissesto, e 28 il dissesto. Nell’Agrigentino, Campobello di Licata è in pre – dissesto. E in dissesto sono i Comuni di Aragona, Casteltermini, Favara e Porto Empedocle, a cui adesso si aggiunge Menfi.