La Cassazione ha condiviso e accolto il ricorso della Procura di Agrigento in riferimento alla contestazione del reato di pirateria a seguito dell’arresto da parte della Squadra mobile, Guardia di finanza e Guardia costiera del comandante di un motopesca tunisino e dei tre componenti dell’equipaggio, anche loro tunisini, che lo scorso luglio, in acque internazionali, rubarono il motore di una barca con a bordo 40 migranti. I tunisini pretesero e ottennero la consegna dei cellulari e dei soldi dei profughi, promettendo loro che li avrebbero trainati fino a destinazione. Ebbene, la Suprema Corte ha riconosciuto che si sia trattato di un’attività di pirateria e non di estorsione, come invece ha ritenuto, e qualificato come tale, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento.