La Procura di Palermo aggrava le contestazioni di reato a carico di Andrea Bonafede, il presunto “postino” delle ricette mediche per Matteo Messina Denaro. I dettagli.
Lo scorso 7 febbraio i Carabinieri del Ros hanno arrestato Alfonso Tumbarello, il medico di Campobello di Mazara che si sarebbe occupato delle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro durante la latitanza consentendogli di accedere alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale. In manette fu anche Andrea Bonafede, 53 anni, operaio del Comune di Campobello di Mazara, cugino e omonimo del geometra di 59 anni che ha prestato la propria identità a Messina Denaro. Sarebbe stato lui, il Bonafede di 53 anni, a ritirare le prescrizioni mediche di Tumbarello per farmaci, esami clinici e ricoveri destinati a Messina Denaro. E lui avrebbe consegnato al medico i documenti sanitari ricevuti dal boss nel corso delle cure. A Bonafede sono contestati i reati di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’avere favorito Cosa Nostra. Ebbene adesso il capo d’imputazione a carico di Andrea Bonafede si aggrava. Infatti, secondo la Procura di Palermo lui non è solo un favoreggiatore di Matteo Messina Denaro, uno come tanti altri, ma è un associato a Cosa Nostra. E i pubblici ministeri, alla vigilia della sentenza del giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Rosario Di Gioia, al processo in abbreviato a carico di Bonafede, hanno modificato le contestazioni di reato: al favoreggiamento aggravato e alla procurata inosservanza di pena a vantaggio di Messina Denaro, si aggiunge il reato di associazione mafiosa che, in caso di condanna, renderebbe la pena da scontare più severa, e di tanto. A margine è insorta una questione giuridica: il procuratore Maurizio De Lucia, l’aggiunto Paolo Guido, e i sostituti Gianluca De Leo e Piero Padova, ritengono che siano contestabili tutti e tre i reati, e non che il reato più grave, ovvero l’associazione mafiosa, assorba i primi due. Se ne discuterà in occasione della prossima udienza, martedì 12 settembre. Ancora nel dettaglio, la Procura palermitana ha depositato nuovi atti da cui emergerebbe che Andrea Bonafede non si sarebbe limitato a ritirare le ricette dal medico Alfonso Tumbarello, ma sarebbe stato al tempo stesso uno dei riferimenti di Messina Denaro per le sue attività, come mantenere i contatti sul territorio e continuare ad esercitare il potere. Andrea Bonafede si è difeso così: “Prima non ho mai saputo che il vero destinatario dei documenti medici fosse il capomafia”. E i magistrati domandano: “Perchè non è andato dai Carabinieri dopo l’arresto di Messina Denaro?”. E Bonafede risponde: “Anche per paura sinceramente… Uno cerca di continuare a fare la sua vita in maniera coerente, mi aspettavo di essere chiamato sinceramente, e non mi aspettavo di essere arrestato, completamente, per me era una cosa impensabile questa”. E poi Bonafede spiega: “Sono stato incaricato da mio cugino di prendere le ricette al suo posto perchè non voleva fare sapere di essere malato”. E i magistrati domandano: “Ma il dottore non le chiedeva perchè non andasse allo studio il suo assistito, quindi suo cugino?”. E Bonafede risponde: “No, perchè era stato avvertito da lui. Non ci fu bisogno di spiegarsi con Tumbarello perché il medico lo sapeva che io andavo al posto di mio cugino, perché sennò non penso che mi avrebbe mai dato… mi sembra che una volta me l’ha chiesto, dice: ‘Come sta?’ Ci dissi: ‘Ma a me sembra che sta bene’, solo questo. Poi, dottore, voglio dire una cosa, se io avessi saputo che dietro tutta questa storia c’era quello che poi c’è stato, non credo mi sarei prestato a fare tutta questa cosa perché non vorrei e non volevo essere qui in questo momento, volevo essere a casa con la mia famiglia. Io non sono un mafioso. Io non faccio parte di nessun tipo di associazione, ho sempre lavorato per mantenere la famiglia”.