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Sicilia, Pnrr e beni confiscati

La denuncia della Cgil: “I tagli del governo Meloni al Piano nazionale ripresa e resilienza pregiudicano il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla mafia”. Intervento e replica.

Anche la gestione dei beni confiscati alla mafia paga il prezzo dei tagli al Piano nazionale ripresa e resilienza decisi dal governo Meloni. Secondo le stime della Cgil Sicilia, con la ri-programmazione del Pnrr, che prevede lo stralcio di progetto per 16 miliardi di euro, si conteranno in meno 82 milioni di euro per la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia con il riutilizzo ai fini sociali e istituzionali: 10 milioni in meno alla Regione e meno 72 milioni ai Comuni. Complessivamente – aggiunge il sindacato – in Sicilia sfumeranno interventi per quasi un miliardo e mezzo di euro. Ecco perché la Cgil lancia un appello al presidente della Regione, Renato Schifani, affinché si opponga a tale ri-programmazione. Il segretario regionale, Alfio Mannino, afferma: “La Sicilia, anche per l’insipienza della sua classe dirigente, rischia di pagare un prezzo salatissimo per le scelte del governo Meloni. Senza finanziamenti salteranno importanti servizi per i soggetti più fragili e a rischio di esclusione sociale, senza considerare il segnale negativo sul fronte della legalità e della lotta alla mafia che deriva da questo de-finanziamento”. I progetti presentati, e che sono a rischio, prevedono, ad esempio, trasformazioni dei beni confiscati in centri antiviolenza, case rifugio per donne, sedi per i servizi dei Comuni come info point e spazi polifunzionali, luoghi di socializzazione. E poi riqualificazioni come quella del feudo Verbumcaudo a Polizzi Generosa, da destinare ad attività connesse all’agricoltura. E Mannino si rivolge ancora a Schifani: “In questi giorni avremmo voluto sentire la sua voce, al pari dei presidenti delle altre Regioni, per stigmatizzare la ri-programmazione di questo investimento e chiedere al governo nazionale di sostenere gli Enti locali nello sforzo di rispettare i tempi imposti dalla Commissione europea. C’è stato invece un silenzio che ha mortificato il lavoro dei cittadini che sono impegnati per la legalità e lo sviluppo della Sicilia”. E dunque la Cgil conclude: “Chiediamo oggi azioni decise del governo regionale contro questo de-finanziamento affinché i beni confiscati siano riassegnati alla collettività per gli usi sociali”. Nel frattempo il presidente della Regione replica ai dati appena diffusi dal Partito Democratico siciliano sulla cancellazione di ampia parte dei progetti di investimenti del Pnrr in Sicilia. Schifani controbatte: “I dati diffusi dal Pd regionale sono decisamente errati, se non raffazzonati. Sono espressione di una sterile polemica determinata, peraltro, da chi ha avuto la responsabilità di concepire un Pnrr che ha imposto al Governo centrale alcuni aggiustamenti per non perdere finanziamenti irrealizzabili entro il 2026. Infatti, come precisato dal governo nazionale, nessun investimento programmato in Sicilia sarà perduto ma ne sarà solo cambiata la fonte finanziaria ove accertata l’impossibilità di realizzazione entro il 2026. Gli investimenti del Pnrr in Sicilia sono tutti in sicurezza, anzi in taluni casi le misure finanziarie risultano complessivamente incrementate”.

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