In Sicilia, regione in Italia con il maggior numero di stop al Reddito di cittadinanza, si teme l’innesco di una bomba sociale. Gli interventi.
La Sicilia è la regione in Italia con il maggior numero di persone alle quali è stato sospeso il reddito di cittadinanza. Secondo i dati dell’Inps, si tratta di oltre 37.600 stop al reddito. In Campania sono circa 36.700. In Sicilia al primo posto vi è la provincia di Palermo con 11.573. Poi la provincia di Catania con 9.000 interruzioni. Poi la provincia di Trapani con 3.144 e di Agrigento con 2.986. Si vivacizza il dibattito politico sulle conseguenze, soprattutto di carattere sociale, che il provvedimento rischia di determinare. Il segretario regionale del Partito Democratico, Anthony Barbagallo, e Sergio Lima, componente della direzione nazionale del Pd, affermano: “Il governo della destra fa la guerra ai poveri scaricando sui Comuni, già in difficoltà di risorse e personale, la bomba sociale innescata. Ed in Sicilia rischia di avere risvolti sociali drammatici e senza adeguati strumenti di risposta. Nei Comuni dell’Isola infatti il numero di assistenti sociali è gravemente inferiore a quanto previsto dai livelli minimi di assistenza, e le risorse economiche subiscono da anni tagli orizzontali che colpiscono sempre di più gli interventi sociali. E’ una situazione che nei prossimi mesi diventerà difficile da fronteggiare, e lo riconoscono anche gli amministratori locali del centrodestra. Le loro, però, sono lacrime di coccodrillo. Chiedano ai loro referenti politici nazionali e regionali di assumersi la responsabilità di quanto avverrà nei prossimi mesi e di potenziare urgentemente, con risorse economiche e umane, i servizi sociali e assistenziali dei Comuni siciliani” – concludono. Ed il Cartello Sociale agrigentino, ovvero l’Ufficio del Lavoro e della Pastorale sociale della Diocesi, Cgil, Cisl e Uil, replica: “Se qualcuno aveva detto che voleva eliminare la povertà, questa volta sembra che qualcuno voglia eliminare i poveri. I settori più oltranzisti della maggioranza di governo si sono imposti e hanno suscitato un grande clamore per avere cancellato uno strumento di civiltà che esiste in tanti altri Paesi. Non sono stati ascoltati i suggerimenti della Conferenza episcopale che ha invitato a correggere e non eliminare il Reddito di cittadinanza. L’esperienza di questi anni ha fatto capire che c’era da migliorare il funzionamento dei Centri per l’impiego per aiutare a trovare un vero lavoro che permettesse a ognuno dei percettori del Reddito a integrarsi produttivamente nella società. Si rischia così di innescare quella che può diventare una bomba sociale, come temono i sindaci, anche quelli di destra, con il rischio di mandare in tilt i servizi sociali dei Comuni, che in tantissimi casi non hanno i mezzi e i fondi per dare concrete risposte alle tante richieste, rimandando spesso alle Caritas le persone in seria difficoltà. Si tratta di una questione che non può lasciare indifferente chi comprende l’importanza di tutelare la coesione sociale di una nazione, a cominciare dalla difesa delle aree più svantaggiate. In questo senso si auspica che si possa rimediare ad una scelta iniqua che può provocare o aumentare disagi non indifferenti”.