Gli investigatori hanno ricostruito la rotta di navigazione della nave che ha consegnato le 5 tonnellate e 300 chili di cocaina al peschereccio a largo delle coste agrigentine.
La Guardia di Finanza, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo avviata a seguito del sequestro record di cocaina nel tratto di mare antistante le coste agrigentine, ha ricostruito la rotta di navigazione della nave “Plutus” battente bandiera di Palau, nell’arcipelago delle Filippine, ovvero la nave “madre” che, durante la notte tra il 18 e il 19 luglio, ha scaricato in mare i pacchi con 5 tonnellate e 300 chili di cocaina, subito recuperati dal peschereccio calabrese “Ferdinando d’Aragona” partito da Bagnara Calabra. Dunque, la nave “Plutus”, lunga 140 metri, ha sollevato l’ancora a giugno da Santo Domingo, poi tappa a Trinidad e Tobago, e poi nel porto di Las Palmas, capitale della Gran Canaria, isola dell’arcipelago delle Canarie, da dove è ripartita il 7 luglio, ha attraversato lo stretto di Gibilterra ed è giunta infine nel Canale di Sicilia, in attesa del motopeschereccio salpato dalle coste calabresi. Dopo avere consegnato il carico di droga, la nave “Plutus” ha tentato di dileguarsi in direzione della Turchia, ma è stata inseguita e bloccata. E’ stata scortata fino al porto di Termini Imerese, dove, ovviamente sotto sequestro, è stata ispezionata utilizzando “scanner” ad elevata tecnologia. I 15 componenti dell’equipaggio – 2 ucraini, tra i quali il comandante della nave, 8 turchi e 5 azeri – sono reclusi nel carcere “Pagliarelli” a Palermo. Altri casi dello stesso genere si sono susseguiti recentemente nel mare agrigentino. Il 23 ottobre scorso i poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento e del Commissariato di Porto Empedocle hanno eseguito 17 misure cautelari a carico di altrettanti indagati, a vario titolo, di spaccio di sostanze stupefacenti con l’aggravante dell’ingente quantità. Un veliero battente bandiera spagnola, con a bordo due colombiani, avrebbe trasportato diverse tonnellate di hashish, mollando poi il carico, perfettamente confezionato, a causa di un’avaria al motore, tra Lampedusa e Porto Empedocle, ad una profondità di circa 200 metri. A recuperarlo, con il sistema della pesca a strascico, sarebbero stati alcuni pescatori empedoclini. E poi il “cioccolato” sarebbe stato immesso nel mercato tramite numerosi complici. E poi, lo scorso 11 luglio, a Lampedusa è stato arrestato Ignazio Umberto Blandina, 61 anni, sorpreso in casa in possesso di oltre 24 chili di cocaina divisi in 22 panetti confezionati e prossimi ad essere immessi nel mercato estivo a Lampedusa, affollata di turisti e vacanzieri. Gli oltre 24 chili di cocaina sequestrati a casa di Blandina furono trovati a mare nel corso di una battuta di pesca. Sarebbero stati provenienti da uno dei tanti velieri che, attraversando il Canale di Sicilia, trasportano dal Nord Africa o dal Medio Oriente carichi di droga verso l’Italia e il continente europeo. I pescatori, che con le reti a strascico pescarono anche la cocaina, complessivamente circa 300 chili, la consegnarono a Blandina, pregiudicato da loro conosciuto, e lui avrebbe dovuto nasconderla e spacciarla. Poi la collaborazione alle indagini da parte di Blandina ha fruttato le operazioni “Levante” (15 febbraio scorso) e “Zefiro” (19 luglio scorso), con complessivi 22 arresti.