Ancora reazioni contro l’ipotesi ignobile dell’imporre ai cittadini di pagare ad un privato il posteggio nell’ospedale di Agrigento. Oggi interviene il Cartello sociale, ovvero Cgil, Cisl, Uil e Diocesi di Agrigento, che affermano: “Un silenzio assordante da parte degli uffici competenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento si contrappone alle diverse prese di posizione che manifestano stupore e contrarietà all’ipotesi di istituire aree di parcheggio a pagamento per chi si reca al ‘San Giovanni di Dio’. Quella che sembra più di un’indiscrezione è infatti trapelata senza che ne seguisse una conferma o una smentita ufficiale da parte dei responsabili. Sulla questione, la posizione del Cartello Sociale è molto chiara: legittimo regolamentare in modo razionale gli accessi all’area antistante l’ospedale, prevedendo anche delle zone riservate al personale, ma non è assolutamente accettabile il principio di fare pagare un ticket a chi si reca in ospedale per accedere ai servizi sanitari o per visitare i degenti. Piuttosto appare opportuno e urgente presidiare e garantire igienicamente le aree esterne all’ospedale che agli occhi dell’utenza non offrono un gradevole panorama. Infine, a giudizio dei rappresentanti del Cartello Sociale, ci sono ben altre emergenze da affrontare e senza indugi”. E non solo: Don Mario Sorce, Alfonso Buscemi, Emanuele Gallo, Gero Acquisto e Salvatore Pezzino hanno scritto una lettera inviata tramite Pec al commissario dell’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento, Mario Zappia. Sollecitano la revoca dell’avviso esplorativo per l’eventuale concessione del servizio di gestione dei parcheggi nell’ospedale di Agrigento. Nella lettera si legge: “A nome del Cartello Sociale della provincia di Agrigento, i componenti chiedono la revoca e il conseguente immediato ritiro dell’avviso esplorativo. Le reazioni di questi giorni di estrema contrarietà all’ipotesi di fare pagare un ticket a chi si reca nella struttura ospedaliera ci conforta nell’avanzare una richiesta che ragionevolmente si oppone all’idea di utilizzare un luogo di sofferenza e di cura per fare cassa. Probabilmente la decisione si inserisce nel solco di quella filosofia che guarda al privato come modello virtuoso per gestire la sanità e che in questo caso si pensa di applicare anche per un servizio accessorio come quello in questione. Va ricordato a chi immagina soluzioni di questo tipo che chi è costretto a frequentare l’ospedale ‘San Giovanni di Dio’ non lo fa per motivi turistici ma per necessità che comportano già un prezzo molto alto di preoccupazione se non di dolore. Aggiungere anche un balzello economico sarebbe decisamente fuori luogo e contrario ad ogni principio etico. Per il resto la regolamentazione delle aree limitrofe al presidio ospedaliero va vista con favore, anche al fine di curare meglio questi spazi e ordinare più razionalmente il posteggio delle auto dei dipendenti e dei visitatori”.