Presunta “casa a luci rosse” nella zona industriale di Agrigento: il Tribunale condanna quattro imputati. Ipotesi di reato prescritte per altri tre.
Lo scorso 4 aprile, al palazzo di giustizia di Agrigento il pubblico ministero, Elenia Manno, a conclusione della requisitoria ha chiesto al Tribunale di condannare quattro imputati nell’ambito dell’inchiesta anti-prostituzione cosiddetta “Dolce vita”, dal nome di un locale nella zona industriale di Agrigento teatro delle presunte ipotesi di reato contestate che, risalendo al 2005 – 2006, sono adesso in ampia parte prescritte. E’ contestabile invece il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per il quale sono stati proposti 7 anni di reclusione per Elena Acujboaei, 43 anni, romena, poi 2 anni e 8 mesi ciascuno per Andrea Amato, 58 anni, di Porto Empedocle, Antonio Caramazza, 52 anni, di Favara, e Giovanni Corvaia, 45 anni, di Agrigento. Non doversi procedere, per intervenuta prescrizione, nei confronti di Mario Ciulla, 40 anni, Vito Destro, 57 anni, entrambi di Agrigento, e della romena Ana Elis Acujboaei, 41 anni, sorella dell’altra Acujboaei. Ebbene, adesso i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Mazzara con a latere Fulvia Veneziano e Manfredi Coffari, hanno condannato ciascuno a 3 anni di reclusione, 80 mila euro di multa e interdizione dai pubblici uffici per 5 anni: Elena Acujboaei, riconosciuta come la procacciatrice delle donne poi a lavoro, Andrea Amato, Antonio Caramazza, e Giovanni Corvaia. Non luogo a procedere, per intervenuta prescrizione, per: Mario Ciulla (difeso dagli avvocati Salvatore Pennica e Massimo Perrotta), Vito Destro, e Ana Elis Acuijboaei.