Gli avvocati Scozzari e Cremona, che assistono la famiglia Sciabbarrà, replicano all’ipotesi di accordo tra il Parco archeologico e il Comune di Realmonte per la gestione della Scala dei Turchi. I dettagli.
I conti senza l’oste: da una parte il Parco archeologico della Valle dei Templi, ovvero la Regione, che avrebbe quasi concluso un accordo con il Comune di Realmonte per gestire il sito della Scala dei Turchi, esteso anche alla Villa Romana appena restituita alla fruizione pubblica, e imponendo il pagamento di un biglietto, così come è ad esempio nella Valle dei Templi. E dall’altra parte vi è l’oste, ossia Ferdinando Sciabbarrà, 74 anni, ex dipendente della Camera di Commercio di Agrigento, con diritto di accesso e di utilizzo di alcune particelle catastali a Scala dei Turchi, che lui ritiene di sua proprietà. Sciabbarrà non sarebbe stato informato, e del tutto escluso, dall’emersa presunta trattativa in corso per gestire il potenziale Patrimonio Mondiale dell’Unesco. E ciò ha scatenato la reazione degli avvocati che assistono Sciabbarrà, Giuseppe Scozzari e Antonino Cremona, che hanno subito replicato: “Non esiste alcun accordo tra la famiglia Sciabbarrà (legittima proprietaria della Scala dei Turchi) e gli Enti Parco archeologico e Comune di Realmonte. Si fa rilevare che né il Comune né altri Enti hanno la facoltà di decidere i termini, i ticket, la fruibilità, relative alla gestione della ‘Scala dei Turchi’ senza il previo consenso della famiglia Sciabbarrà, allo stato legittima proprietaria. Ricordiamo a tutti che esiste una convenzione siglata alla Regione tra la famiglia Sciabbarrà ed il Comune di Realmonte che affida al Comune la gestione temporanea fino al 30 luglio 2023 della Scala dei Turchi. Si informa inoltre che nel prossimo giugno si terrà al Tribunale di Palermo l’udienza relativa alla controversia civile tra la famiglia Sciabbarrà e il Comune di Realmonte. E inoltre si informa che da parte della famiglia Sciabbarrà persiste la volontà di donazione del bene ‘Scala dei Turchi’ al Comune di Realmonte, dal quale ad oggi si attende ancora una risposta in merito. Si chiede rispetto e lealtà istituzionale nei confronti della famiglia Sciabbarrà che ha tenuto indenne da qualsiasi speculazione il sito di fama mondiale della Scala dei Turchi” – concludono gli avvocati Scozzari e Cremona. Il 2 settembre del 2021 il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, accogliendo quanto proposto dalla Procura, ha emesso decreto penale di condanna e ha inflitto una multa da 13.600 euro a Ferdinando Sciabbarrà, con sospensione condizionale della pena e ordine di restituzione all’imputato di parte della Scala dei Turchi, già sottoposta a sequestro dalla Procura di Agrigento il 27 febbraio del 2020. Sciabbarrà è stato imputato di occupazione di suolo del demanio, e di violazioni in materia di sicurezza e tutela di beni ambientali. Ebbene, il 17 novembre del 2021 tale parte è stata, come sentenziato dal giudice Zammuto, restituita formalmente a Sciabbarrà e, quindi dissequestrata. E, come ha precisato l’avvocato Scozzari, la parte restituita alla Regione è solo quella del Demanio, mai oggetto di occupazione da parte di Ferdinando Sciabbarrà.