La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna inflitta all’omicida reo confesso di Ignazio Scopelliti a Palma di Montechiaro. I dettagli.
Il 14 aprile del 2022 la seconda sezione penale della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta dal giudice Angelo Pellino, ha ridotto la condanna da 17 anni e 4 mesi inflitti in primo grado a 10 anni e 4 mesi a carico di Raimondo Burgio, 39 anni, di Palma di Montechiaro, imputato, in abbreviato, reo confesso dell’omicidio del cognato, Ignazio Scopelliti, 45 anni, ucciso il 2 novembre del 2018. Il sostituto procuratore generale, Giuseppe Fici, a termine della requisitoria propose la condanna di Burgio a 8 anni di carcere, con il riconoscimento delle attenuanti generiche e della provocazione. La Corte d’Assise ha poi depositato le motivazioni della sentenza spiegando il perché dello sconto di pena. E tra l’altro ha scritto: “L’imputato fu ripetutamente provocato con vilipendi e continue minacce, offese e umiliazioni, anche contro familiari. Vi era un profondo stato di prostrazione”. Raimondo Burgio nel corso dell’istruttoria ha affermato: “Sì, gli ho sparato io perchè temevo di essere ucciso. Un conoscente mi aveva detto che andava in giro armato di un coltello e avrebbe ucciso mia sorella. Stavo rientrando a casa, dal negozio di ortofrutta, e ho visto che stava discutendo con mia madre. Ho avuto paura, gli ho detto di andare via e lui mi ha minacciato. Per questo ho sparato”. I suoi difensori, gli avvocati Salvatore Pennica e Francesco Scopelliti, hanno sempre sostenuto la tesi della legittima difesa. Ebbene, adesso la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna a 10 anni e 4 mesi inflitta dalla Corte d’Assise d’Appello, con rinvio ad altra sezione di Corte d’Appello. I giudici della Suprema Corte intendono che altro giudice di secondo grado valuti il riconoscimento delle attenuanti generiche, le stesse che, verosimilmente, sono state riconosciute dal sostituto procuratore generale, Giuseppe Fici. In primo grado il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, condannò Burgio, con lo sconto di pena di un terzo, a 17 anni e 4 mesi per omicidio volontario ma escludendo l’aggravante della premeditazione. Raimondo Burgio ha sparato con una pistola semiautomatica calibro 9, legalmente detenuta, in via Palladio, nel centro storico del paese del Gattopardo. Ignazio Scopelliti avrebbe litigato a casa dei suoceri, e non sarebbe stata la prima volta. Lui già da tempo non avrebbe esitato a maltrattare la moglie, Lucrezia Burgio, sorella di Raimondo, e i quattro figli. E ciò tanto che il difensore della donna, l’avvocato Santo Lucia, si è rivolto ai Carabinieri affinchè, in un modo o in un altro, si frenasse l’escalation di violenza. La coppia non è stata ancora separata ma, in ragione dei rapporti tesi, è stata distante. E lui, Scopelliti, avrebbe più volte tentato molestamente di riallacciare la relazione con la Burgio, intransigente, invece, nella separazione. E il padre e il fratello di Lucrezia Burgio hanno altrettante volte denunciato ai Carabinieri il genero e cognato per molestie e violenze. E l’ultima denuncia risale alla sera di giovedì primo novembre 2018. Poi la mattina successiva, 2 novembre, Scopelliti si è ripresentato a casa Burgio, e avrebbe manifestato scalmanato le proprie pretese. L’epilogo è stato già raccontato.