Totò Cuffaro eletto all’unanimità segretario nazionale della Democrazia Cristiana al congresso a Roma. Scontro con Rotondi sulla proprietà del simbolo scudo-crociato.
L’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, commissario regionale della Democrazia Cristiana in Sicilia, è stato eletto, all’unanimità, segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana. L’elezione è avvenuta al termine del ventesimo Congresso nazionale della Dc, al Centro congressi Sheraton de Medici, a Roma. Hanno partecipato oltre 400 delegati, provenienti da diverse regioni d’Italia. Presidente del partito è stato eletto Renato Grassi e vice segretario, Giampiero Samorì. All’atto dell’insediamento, Cuffaro tra l’altro ha affermato: “Riprendendo ciò che disse Martin Luther King 60 anni fa, ‘We have a dream’. Abbiamo un sogno, bellissimo e difficile ma non utopico. Vogliamo un Paese dove noi, i nostri figli, i nostri nipoti possano vivere in un sistema politico democratico e popolare. Vogliamo un Paese dove si possa votare un partito di valori, libero, aperto, plurale, che garantisca diritti, giustizia, e libertà. Un partito, la Democrazia Cristiana, che sia protagonista nella politica e nella società”. Una nota stonata è stata la dichiarazione pubblicata su Twitter da Gianfranco Rotondi, parlamentare di Fratelli d’Italia, al quale è stata affidata la responsabilità legale del simbolo scudo-crociato nel 1999 in qualità di tesoriere del Cdu (Cristiani Democratici Uniti). Rotondi ha scritto: “Auguri a Totò Cuffaro per il ritorno sulla scena nazionale, ma la sua iniziativa usurpa un nome – quello della Dc – già presente e a buon diritto nella competizione politica. Daremo subito mandato ai legali di difendere i nostri diritti, sarà un tribunale a decidere chi ha ragione”. Immediata è stata la replica di Cuffaro: “Ringrazio l’onorevole Gianfranco Rotondi per gli auguri che mi ha rivolto tramite un tweet, ma la sua affermazione, con la quale mi accusa di aver usurpato un diritto, ovvero di aver utilizzato il nome della Democrazia Cristiana, la considero sconsiderata. Ho soltanto dato voce, fino ad adesso, a chi ha capacità di rappresentanza, ai tanti siciliani che hanno votato finalmente una Dc presente nella scheda elettorale, cosa che finora è accaduta solo in Sicilia. Credo che le contese politiche si debbano risolvere politicamente e, proprio da Rotondi, mai mi sarei aspettato che, per ridare fiato e valenza politica alla Dc, volesse utilizzare un tribunale. Credo e spero che voglia ragionare di politica piuttosto che andare in un tribunale. Col congresso a Roma continua il nostro impegno per far crescere la DC in tutto il Paese e strutturarla in ogni regione e nelle città, nella consapevolezza che deve essere un partito libero, aperto, plurale e democratico. In Sicilia è nato il Partito popolare europeo di Sturzo, in Sicilia è nata la DC di Alessi e Aldisio e, col contributo determinante della Sicilia, vogliamo dare impulso alla ricostruzione della DC nazionale. Un partito di ‘Liberi e forti’ dove ogni democristiano possa riconoscersi, un partito che sia degli elettori e non di chi ritiene di esserne proprietario, altrimenti non potrà mai essere libero e forte”.