La Corte d’Appello di Palermo ha giudicato cinque ex deputati regionali nell’ambito dell’inchiesta “Spese pazze”. Assolti Adamo, Maira, Marrocco. Condannati Pogliese e Fiorenza.
Il 22 luglio del 2020 il tribunale di Palermo ha condannato, per peculato continuato, cinque imputati, tutti ex deputati regionali. Adesso la prima sezione penale della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, ha modificato la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale nell’ambito di uno dei tanti tronconi d’inchiesta sulle cosiddette “spese pazze” all’Assemblea Regionale, ovvero la spesa illecita, ingiustificabile o ingiustificata, dei fondi a disposizione dei gruppi parlamentari vincolati per fini istituzionali. Più nel dettaglio il processo è una tranche della maxi indagine della Guardia di Finanza che nel 2014 coinvolse una ottantina tra deputati e impiegati all’Assembla Regionale. I giudici hanno condannato l’ex sindaco di Catania, Salvo Pogliese, oggi senatore di Fratelli d’Italia, a 2 anni e 3 mesi. In primo grado gli sono stati inflitti 4 anni e 3 mesi. La pena gli è stata ridotta perché alcune spese contestate non sarebbero state sussistenti, non costituiscono reato oppure perché è intervenuta la prescrizione. Poi Giulia Adamo, ex sindaco di Marsala, è stata assolta, a fronte della condanna subita in primo grado a 3 anni e 6 mesi. Le contestazioni a suo carico non sussistono, e per altre è intervenuta la prescrizione. Poi è stata ridotta da 3 anni e 8 mesi a 2 anni e 2 mesi la condanna a carico di Cataldo Fiorenza, inteso “Dino”. Del tutto assolto è stato Livio Marrocco, già condannato dal Tribunale a 3 anni e 6 mesi. Assoluzione nel merito anche per Rudy Maira, per il quale solo una residuale ipotesi di reato è stata dichiarata prescritta. La Corte ha inoltre disposto per Fiorenza e Pogliese la sostituzione della pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici con l’interdizione per la durata di un anno. Rudy Maira commenta: “Finalmente una sentenza che entra nel merito e cancella quella ‘lettera scarlatta’ che mi sono portato addosso quando ipocritamente si è parlato di ‘spese pazze’ nei gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana. Ero certo dell’esito favorevole nel giudizio di Appello poiché come giurista, prima ancora che come uomo politico, sapevo di avere agito secondo il principio di legalità sancito in Costituzione ed in linea con le norme vigenti durante i miei mandati. Avendo letto il dispositivo della sentenza voglio precisare che l’assoluzione è stata pronunciata ‘perché il fatto non sussiste’, e che solo per un importo di 2.000 euro, che non sono riuscito a ricostruire come spesa, è stata dichiarata la prescrizione”. Il difensore di Salvo Pogliese, l’avvocato Giampiero Torrisi, annuncia ricorso in Cassazione, e afferma: “Siamo parzialmente soddisfatti. La sentenza riconosce come legittime tutte le anticipazioni delle spese, ritenendo invece non avesse diritto all’indennità da 500 euro al mese come capogruppo. La Corte d’appello ha anche tolto la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Presenteremo ricorso in Cassazione dopo il deposito delle motivazioni della sentenza”.