Visita fuori programma del ministro dell’Interno, Piantedosi, a Lampedusa, sotto la morsa dell’emergenza immigrazione: “L’isola meriterebbe il premio Nobel”.
Nel tratto di mare a sud di Lampedusa si sono susseguiti 4 naufragi. Due morti sono stati recuperati subito. Poi alle prime ore del mattino di oggi altri due cadaveri, di donne. Non vi è traccia di 18 migranti. In salvo sono 165. Nel frattempo si è altrettanto susseguita una raffica di sbarchi clandestini, ormai consuetudinaria nella sua incontenibilità. In 24 ore sono approdate oltre 1900 persone, di cui 700 solo durante la notte tra lunedì e martedì. Il Centro d’accoglienza scoppia di presenze, più di 2500 ospiti a fronte di una capienza di 390 posti: scarseggiano acqua e cibo, servizi igienici fuori uso, e giacigli di fortuna per dormire. Loro: “Sì, è vero, ma almeno siamo vivi”. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, appena conclusa la visita già programmata per il 25 aprile a Castelvetrano dove è in mostra l’automobile della scorta di Giovanni Falcone dilaniata a Capaci, si è rivolto alla sua scorta: “Non rientriamo a Roma. Andiamo a Lampedusa”. E così è stato. Il responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica nazionale ha incontrato il sindaco dell’isola agrigentina, Filippo Mannino, che lo ha accompagnato in sopralluogo al Centro d’accoglienza in contrada Imbriacola. E lui, il ministro, così ha commentato: “Penso a soluzioni che abbiano una proiezione non dico strutturale ma di gestione ordinata dei flussi, ma anche che di fatto spostino altrove il problema. Ho grande riguardo per il ruolo che sta esercitando e ha da sempre esercitato Lampedusa”. Poi Piantedosi si è mostrato più concreto smarcandosi dalla rituale retorica. E ha annunciato: “A Lampedusa sarà istituita una ‘task force’, un ufficio del ministero che si occuperà dell’emergenza”. Poi ha aggiunto: “Noi dobbiamo lavorare affinché Lampedusa diventi l’ingranaggio di un meccanismo più ampio che funzioni. E nello stesso tempo aiutare la gente che è all’addiaccio o in mezzo ai liquami. Sono grato per quello che fa il sindaco e per quello che hanno fatto in tutti questi anni e fanno tutti i suoi concittadini. Lampedusa meriterebbe molto altro, meriterebbe almeno il premio Nobel per la pace”. Il sindaco Mannino ha replicato: “Da nove mesi ripeto sempre le stesse cose: i barchini abbandonati, sulle coste, la questione della spazzatura, delle fogne, l’emergenza salme, i posti nei cimiteri. E’ stata dichiarata l’emergenza, dobbiamo accelerare su tutto. Ogni settimana morti. Gli operatori turistici iniziano ad essere preoccupati”. Gli immigrati appena giunti a Lampedusa, dopo essere stati soccorsi da Guardia costiera e di Finanza, hanno raccontato di essere stati calati in mare da “navi madre”, forse pescherecci, su barchini di metallo di 6 o 7 metri. Hanno precisato di essere partiti da Sfax in Tunisia, e di avere pagato fino a 3.000 dinari tunisini. Un gruppo di 28 tunisini ed egiziani ha riferito di avere auto-finanziato il viaggio comprando una barca in legno e 10 taniche da 20 litri di carburante, il tutto per 35.000 dinari tunisini. E ancora nel frattempo incombe lo spettro Sudan. In 20.000 sarebbero scappati dalla regione sudanese del Darfur per cercare rifugio nel vicino Ciad che già ospita 400.000 profughi sudanesi.