Nel Messinese i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Patti, su richiesta della locale Procura, nei confronti di 11 persone, di cui 8 agli arresti domiciliari e 3 all’obbligo di dimora, per spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini tra l’altro è emerso che per comunicare tra loro i presunti spacciatori avrebbero utilizzato applicazioni di messaggistica istantanea, quali WhatsApp e Telegram. E’ stato accertato che ad ogni specifico messaggio è corrisposto un successivo accesso ad una delle due piazze di spaccio, ovvero nelle abitazioni di tre persone destinatarie della misura cautelare. I componenti del gruppo, oltre che impegnati come vedette all’esterno delle abitazioni, avrebbero offerto anche suggerimenti e consigli ai loro clienti sui comportamenti da mantenere in caso di controlli. Agli acquirenti, ad esempio, è stato suggerito di disfarsi, prima di un’eventuale perquisizione, dello stupefacente appena acquistato, con promessa di recuperare la “perdita” attraverso un’equivalente fornitura a titolo gratuito, previa esibizione di copia del verbale della perquisizione. Un altro indagato, per segnalare agli acquirenti la disponibilità dello stupefacente, manteneva la luce accesa di una stanza adibita a salotto. Altri spacciatori avrebbero ricoperto un ruolo assimilabile a quello dei “riders”, ricevendo le ordinazioni di stupefacente dalla loro cerchia di amici e conoscenti, recandosi dal fornitore di turno e provvedendo, in tempi rapidi, alla consegna della droga al cliente.