Il Tribunale di Agrigento ha rinviato a giudizio 7 imputati nell’ambito dell’inchiesta contro lo sfruttamento della prostituzione cosiddetta “Saponara”. I dettagli.
Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, condividendo le conclusioni della requisitoria del pubblico ministero, Giulia Sbocchia, all’udienza dello scorso 4 ottobre, ha rinviato a giudizio 7 imputati nell’ambito di un’inchiesta su un business legato alla prostituzione che sarebbe stato praticato nel centro storico. Si tratta delle sorelle peruviane Marival Magaly Mendoza Manrique, intesa “Camilla”, 50 anni, e Jacqueline Yanina Mendoza Manrique, intesa “Jacki”, di 39 anni. E poi altre peruviane: Maria Cirila Huacache Manrique, 81 anni, che è la madre delle due Mendoza, e Maria del Pilar Manrique Torres, intesa “Pilar”, 56 anni. Poi la brasiliana Maria Valdirene Vieira De Oliveira, 51 anni. E poi Eugenio D’Agostino, 54 anni, di Agrigento, e Giuseppe Salamone, 32 anni, anche lui di Agrigento. Nell’estate del 2014 delle escort (tradotto dall’inglese è: accompagnatrici) sarebbero state invitate e accolte ad Agrigento, come Valentina, Pepi, Giana, Carina, Jessika, Peti, Giuly, Gisella, Irina, Betty, Jennifer e Ludimila, figlia della stessa brasiliana Vieira De Oliveira. I servizi erotici sono stati pubblicizzati sulla stampa e sul sito internet “Bakeka incontri Agrigento”. Anche a telefono è stato spiegato ai clienti il tipo della prestazione sessuale, poi le offerte sul prezzo, tra i 70 e gli 80 euro pagati in anticipo, e poi l’accordo su dove e quando. Sarebbero state le due sorelle Mendoza, Magaly e Yanina, a reperire due appartamenti tra via Saponara 10 e via Neve 54. Le due Mendoza poi hanno contattato escort ovunque in Italia, prospettando un impiego sicuro e ben pagato. E così sarebbe stato. Una quota degli incassi sarebbe stata versata alla madre 81enne delle Mendoza. L’agrigentino Eugenio D’Agostino sarebbe stato il compagno di una delle sorelle Mendoza, e si sarebbe adoperato ad accompagnare le escort nei loro spostamenti, custodendo le chiavi degli appartamenti teatro delle scorribande sessuali. L’altro agrigentino, Giuseppe Salamone, inteso Oliver, si sarebbe invece reso utile nell’alloggiare le ragazze, spesso ospiti di altre escort già da tempo ad Agrigento. Le indagini della Squadra Mobile e della Procura di Agrigento, che il 20 giugno del 2014 sfociarono nel blitz “Saponara” e negli arresti, sono state avviate a seguito delle segnalazioni e delle lamentele dei residenti delle stesse via Neve e via Saponara, indispettiti dal via vai di clienti nei due appartamenti presunti a luci rosse.