Dai dirigenti medici del reparto di Cardiologia dell’Ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento: Patrizia Carità, Calogero Casalicchio, Gabriella Carlino, Calogero Catalano, Giovanni Diana, Ilenia Alessandra Di Liberto, Salvatore Di Rosa, Antonella Frenda, Salvatore Geraci, Alfonso Lo Presti, Rossella Miccichè, Diego Milazzo, Gerlando Pilato, Valentina Pitruzzella, Roberta Siracusa, Giovanni Vaccaro, Claudia Visconti, riceviamo e pubblichiamo:
“Il reparto di Cardiologia di Agrigento è obbligato a subire le troppe mancanze ed emergenze croniche del sistema sanitario provinciale. Noi cardiologi mandati a lavorare altrove a 30-50 km dalla propria residenza. Significa che con la scusa di un’emergenza, ormai permanente, i medici, del reparto di Cardiologia di Agrigento, subiscono ripetuti ordini di servizio per coprire i turni del reparto di cardiologia a Licata (all’Ospedale San Giacomo d’Altopasso”) dove i medici di ruolo sono soltanto due e mai ci potrà essere un organico completo perché nessun giovane medico è disposto ad andarci a lavorare, continue chiamate d’urgenza per supplire il turno di un collega della cardiologia (dell’Ospedale Barone Lombardo) di Canicattì in malattia. (D’urgenza perché si ha appena un’ora di tempo per “scappare” ed arrivare a Canicattì), ulteriori turni nel reparto Pronto Soccorso di Agrigento. Perché da quando è stato aperto il Pronto Soccorso di Ribera il personale di Agrigento è stato comandato altrove.Tante volte si è discusso di questo problema. Ma oggi lo vogliamo guardare da un altro punto di vista: il nostro e quello dei cittadini”.
“Bisogna ripensare l’organizzazione degli ospedali nella nostra provincia dove, per porre fine alle criticità ataviche che li affliggono, sarebbe sufficiente potenziare la rete territoriale delle emergenze-urgenze molto più efficiente nella gestione delle patologie tempo-dipendente come l’infarto miocardico acuto”. continuano nella nota i cardiologi. “Noi vogliamo continuare a lavorare con tutta la serenità che il nostro delicato lavoro richiede, essere una garanzia per la popolazione, essere parte attiva di un reparto operativo al cento per cento. Noi vogliamo essere esonerati dal lavoro in altre strutture, la cui esistenza non è prevista dalle vigenti leggi. Esprimiamo dunque disagio ed assoluta preoccupazione. Ed i nostri sentimenti non possono che essere gli stessi dei cittadini. Non vogliamo e non possiamo privarci quotidianamente dell’attività di tre colleghi che sono obbligati a coprire turni presso altre strutture come le Cardiologie di Canicattì e Licata e persino il pronto soccorso di Agrigento creando inevitabilmente un danno al nostro reparto, privato di oltre 400 ore mensili di lavoro che gravano sugli altri medici e sull’allungamento dei tempi di attesa.Chiediamo di poter continuare a fare il nostro lavoro, così come lo abbiamo sempre fatto: guardando in faccia i nostri pazienti e sapendo che gli stiamo garantendo i più alti livelli di assistenza“, sottolineano i medici cardiologi. “Non ci compete parlare di zone speciali o presidi di prossimità. Ma quello che sappiamo è che un reparto di Cardiologia non è una guardia medica. La popolazione deve essere certa di andare in un posto che non sia per forza il più vicino che non coincide spesso con il più efficiente, perché gli standard quantitativi non permettono di raggiungere prestazioni qualitative adeguate, aumentando il rischio clinico.Non dobbiamo essere noi a sottolineare che prima di inaugurare un nuovo spazio occorre essere certi che siano presenti due fattori : utilità e numero personale adeguato. Non dobbiamo far sì che “gli eventi” ci mettano contro i nostri stessi colleghi. Ma non comprendiamo perché, ad esempio, non venga previsto un accorpamento tra Licata e Canicattì.E ancora una volta, può un reparto di cardiologia privarsi di tre medici e di oltre 400 ore mensili di lavoro?Ed adesso vi chiediamo: che reparto di Cardiologia volete ad Agrigento? Perché noi rivogliamo il nostro”.