Il disegno di legge sul terzo mandato dei sindaci nei Comuni fino a 15mila abitanti è stato approvato in Commissione. L’aumento delle indennità dei consiglieri sarà trattato separatamente.
Approderà probabilmente la prossima settimana all’Assemblea Regionale il disegno di legge che prevede il terzo mandato per i sindaci nei Comuni fino a 15mila abitanti. Il testo, composto da un solo articolo, è stato approvato a maggioranza in commissione Affari istituzionali, presieduta da Ignazio Abbate, della Democrazia Cristiana. Il voto a favore è stato espresso da sei componenti. Poi quattro astenuti e due contrari. Abbate, sull’eventuale applicazione della norma già in occasione delle elezioni Amministrative del 28 maggio, prospetta: “Valuterà l’Aula”. E il deputato di Fratelli d’Italia, Nicola Catania, vice capogruppo a Sala d’Ercole del partito della Meloni e sindaco di Partanna, commenta: “Con il via libera al terzo mandato si dà un’opportunità in più ai cittadini di votare o meno un sindaco che ha mostrato impegno per il proprio territorio. Il rischio è che, non approvando il terzo mandato, i sindaci non riescano più a seguire i lavori di programmazione avviati negli anni, nell’ottica di una continuità amministrativa per i territori”, Contrario è invece Salvo Alotta, consigliere comunale a Palermo, che controbatte: “E’ una proposta sbagliata e anacronistica, perché sono tanti: in 10 anni un sindaco può e deve portare a termine il programma con il quale chiede fiducia agli elettori. Presenterò una mozione in Consiglio comunale per provare a convogliare su questa posizione politica una maggioranza trasversale”. Lo stesso disegno di legge prossimo all’esame d’Aula comprende anche l’aumento dei gettoni di presenza per i consiglieri comunali, e l’elezione dei revisori dei conti in consiglio comunale (e non più col sorteggio) col vincolo di un massimo di quattro incarichi. Ebbene, tale riforma del sistema degli enti locali è al momento in sospeso, e sarà trattata separatamente. Nella finanziaria che è stata approvata vi sono gli adeguamenti (secondo quanto accade nel resto di Italia) alle indennità dei sindaci, con un fondo da 6 milioni rispetto agli 11 richiesto dall’Anci, dei presidenti di consiglio e anche degli assessori. E l’assessore regionale agli Enti Locali, Andrea Messina, spiega: “Ci sono paletti nazionali da rispettare. Stiamo studiando la legge. Tra i problemi vi è il fatto che i consiglieri non hanno una indennità fissa, ma questa dipende dal numero di sedute che vengono realizzate dall’organo consiliare mese per mese, e il parametro è fissato da una norma nazionale. Altra questione ancora aperta è che potrebbe fare saltare tanti bilanci: infatti la legge in commissione stabilisce che siano i Comuni a stanziare i fondi necessari. E’ quindi una manovra che potrebbe mettere a rischio la tenuta dei conti negli enti locali a meno di un aumento degli stanziamenti regionali, non previsto almeno per questo anno”.