Dopo il rinvio dalla Cassazione la Corte d’Appello di Palermo accoglie la domanda di Bruno Contrada di riparazione per ingiusta detenzione. Risarcimento ridotto a 285.342 euro.
Il 6 aprile del 2020 la Corte d’Appello di Palermo ha accolto la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione presentata da Bruno Contrada, ex numero due del Sisde e già capo della Squadra Mobile di Palermo, condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. A Contrada sono stati liquidati 667mila euro. La condanna dell’ex poliziotto è stata ritenuta illegittima dalla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo, e dalla Cassazione allorchè, all’epoca delle presunte condotte criminose di Contrada, ovvero tra 1979 e 1988, il reato di concorso esterno alla mafia non era stato ancora previsto dal codice penale italiano. E dunque sarebbe stato da applicare il principio “nulla poena sine lege”, ovvero non è possibile alcuna condanna per un reato non previsto dalla legge. Contro il risarcimento a Contrada accordato dalla Corte d’Appello di Palermo hanno presentato ricorso in Cassazione la Procura Generale di Palermo e l’Avvocatura dello Stato nell’interesse del ministero dell’Economia. Ebbene, il 21 gennaio del 2021 la Cassazione ha annullato con rinvio la stessa ordinanza della Corte d’Appello di Palermo che ha riconosciuto a Bruno Contrada la riparazione per ingiusta detenzione, quantificandola in 667mila euro. Dunque: annullamento con rinvio per il riesame ad un’altra Corte d’Appello di Palermo che il 13 gennaio del 2022, al contrario della prima volta nell’aprile del 2020, ha risposto no e ha rigettato l’istanza di risarcimento del danno per ingiusta detenzione firmata dal difensore di Contrada, l’avvocato Stefano Giordano, che ha presentato ricorso in Cassazione. E il 25 giugno del 2022 la Cassazione ha una seconda volta disposto l’annullamento del verdetto rinviando gli atti ad un’altra Corte d’Appello palermitana. Ebbene adesso la Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, ha accolto la domanda di riparazione per ingiusta detenzione riducendo però l’entità dell’indennizzo a 285.342 euro. E Bruno Contrada all’Adnkronos ha commentato: “Per ogni giorno di privazione di libertà lo Stato mi dà 97 euro e 70 centesimi. Io ho fatto 2.920 giorni, cioè otto anni, di privazione della mia libertà perché mi hanno condonato due anni di buona condotta. Non esiste somma sufficiente a ristorare e risarcire il danno che mi è stato provocato in più di 30 anni di sofferenza subita ingiustamente, a meno che un governo non intenda fare una nuova finanziaria per me. Premesso questo, lo Stato, e nel caso specifico la magistratura, ritiene che ogni giorno di privazione della mia libertà può essere riparato con la somma di 97 euro e 70 centesimi, per 2.920 giorni di privazione di libertà, corrispondenti a 96 mesi… intelligenti pauca… non aggiungo altro”.