I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Cammarata hanno consegnato alla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Agrigento una fontana in pietra a forma di conchiglia, sequestrata nel 2015 a Santo Stefano Quisquina nell’ambito di un’attività investigativa che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di un soggetto classe ’64, ritenuto responsabile di reati contro la persona ed il patrimonio.
Nel 2019 il Tribunale di Sciacca ha riconosciuto la fontana in questione come bene di interesse storico e artistico e, quindi, patrimonio dello Stato; nel 2020, a conclusione del processo penale, con sentenza della Corte d’Appello di Palermo, divenuta irrevocabile nel maggio 2022, è stata disposta la confisca. Il reperto storico è stato trasportato dai Carabinieri ad Agrigento, presso il laboratorio della Soprintendenza, dove al termine di un accurato restauro, e a seguito di un futuro progetto, sarà verosimilmente reinserita nel territorio della provincia agrigentina.
La fontana presenta caratteristiche stilistiche e tecniche risalenti a tutto il XVIII secolo: forma a conchiglia, volute a “rocailles” con orlo rialzato e scanalature verticali regolari. Lo stile può ritenersi riferibile a quello del manufatto attualmente presente nella via Roma del comune di Santo Stefano Quisquina, anche se alcuni elementi di differenziazione inducono a pensare che l’esecuzione sia di matrice diversa. Il manufatto, in particolare, rappresenta una testimonianza remota legata alle vicende settecentesche della baronia dei Ventimiglia, che impressero un’indelebile impronta all’architettura e all’arredo urbano della città. In ragione di queste caratteristiche stilistiche, l’opera si colloca, seppure con dimensioni contenute e in tono minore, nel novero delle fontane monumentali settecentesche di cui altri interessanti esempi permangono nello stesso territorio, prima tra tutte la fontana di piazza Castello.