Altri dettagli emersi nell’ambito dell’inchiesta sfociata nell’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro. Al polso del boss un orologio da 35.000 euro.
Palermo, quartiere “San Lorenzo”, clinica “La Maddalena”, all’ingresso, intorno alle ore 9 del 16 gennaio, Matteo Messina Denaro si è sottoposto al tampone covid, poi l’accettazione con falso nome: Andrea Bonafede. E’ in attesa per i prelievi, poi la visita e poi la chemioterapia contro un tumore al colon diagnosticato nel 2020, con metastasi epatiche, ovvero al fegato, rimosse con un intervento chirurgico un anno addietro. Si accorge dei Carabinieri, accenna a dileguarsi, in sordina. I Carabinieri lo affiancano: “Come ti chiami?”. E lui: “Sono Matteo Messina Denaro”. Poi arrestano l’uomo che lo ha accompagnato in automobile. E’ Giovanni Luppino, 59 anni, di Campobello di Mazara, agricoltore, commerciante di olive, la “Nocellara” del Belice, incensurato. Teo Luzi, comandante dell’Arma dei Carabinieri, spiega: “Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo ‘Dalla Chiesa’, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei Carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche dati dello Stato e delle Regioni”. Il geometra Andrea Bonafede, 59 anni, di Campobello di Mazara, residente in via Marsala 54, altezza 178 centimetri, calvo, occhi castani, segni particolari ‘nessuno’, titolare della carta d’identità utilizzata dal superlatitante che ha apposto la sua foto, è stato interrogato. Non avrebbe risposto alle domande. La carta d’identità è stata emessa l’8 febbraio 2016 e sarebbe scaduta il 23 ottobre 2026. Il boss è stato in possesso anche di un codice fiscale con i dati dello stesso Bonafede. I familiari di Messina Denaro sono stati intercettati, è emerso che è gravemente malato, e che ha subito due interventi chirurgici, prima nell’ospedale “Abele Ajello” a Marsala e poi alla “Maddalena” a Palermo. Dopodichè si sarebbe sottoposto a cicli di chemio una volta ogni sei mesi. Il cerchio è stato stretto intorno a un nome sospetto citato nelle conversazioni: Andrea Bonafede, che è il nipote di un fedelissimo del boss. I Carabinieri approfondendo hanno scoperto che il vero Andrea Bonafede nello stesso giorno è stato in località diverse rispetto alle sedi sanitarie dove invece è stato il falso Andrea Bonafede (quindi Messina Denaro), come risulta dalla banca dati del ministero della Salute. Quindi si è compreso che un’altra persona utilizzava l’identità di Andrea Bonafede per accedere alle cure mediche sotto il falso nome di Andrea Bonafede. Poi, al termine di una serrata successione di atti d’indagine, i Carabinieri hanno appreso che lunedì 16 gennaio “Andrea Bonafede” si sarebbe recato in clinica per la chemioterapia, ed è scattato il blitz. Il procuratore aggiunto Paolo Guido spiega: “Una cosa che ci ha dato la granitica certezza che fosse lui è che nei giorni scorsi ha fatto una consulenza oculistica, all’occhio sinistro, e sempre alla ‘Maddalena’. Non sapevamo che aspetto avesse: abbiamo controllato i documenti e lì lo abbiamo visto per la prima volta. C’è stata una forte accelerazione negli ultimi giorni, da qualche giorno avevamo identificato la prenotazione di un soggetto che aveva prenotato la visita lunedì 16 gennaio. In termini di proiezione ce lo aspettavamo, ma la certezza l’abbiamo avuto solo la mattina del 16 gennaio”. Alcuni sanitari in servizio nella clinica raccontano: “Un paziente di poche parole, una volta disse: ‘amo stare solo, mi piace vivere, mi piacciono le cose belle’. Sempre vestito in maniera elegante, e dai modi molto gentili. Un uomo garbato, a modo suo sofisticato. Nessuno poteva sospettare fosse un boss ricercato accusato di stragi e omicidi. Era sempre gentilissimo, calmo, sorridente. Aveva un suo stile”. Già, che stile: al momento dell’arresto, Matteo Messina Denaro ha indossato un orologio del valore di 30-35mila euro. Nel dettaglio, il già capo di Cosa Nostra siciliana è affetto da un “Adenocarcinoma mucinoso del colon“, una forma tumorale aggressiva che invade il colon. Così si legge nel referto istologico firmato il 24 novembre del 2020 all’ospedale “Vittorio Emanuele secondo” di Castelvetrano. E si aggiunge: “Il tumore è ulcerato, con pattern di crescita di tipo infiltrativo. La neoplasia infiltra la parete delle viscere a tutto spessore, interessando anche la sottosierosa e focalmente la sierosa”. Le condizioni di Matteo Messina Denaro sono state ritenute compatibili con il carcere, dove proseguirà le cure.