Lo scorso 14 luglio la Corte d’Assise di Messina ha condannato all’ergastolo Antonio De Pace, 29 anni, l’infermiere calabrese che la notte del 31 marzo del 2020 ha ucciso la fidanzata, il medico Lorena Quaranta, 27 anni, di Favara, nella loro casa a Furci Siculo. La Procura di Messina ha contestato l’aggravante della premeditazione perché De Pace avrebbe inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti. La Corte d’Assise ha invece escluso tale aggravante. Ebbene adesso il difensore di De Pace, l’avvocato Salvatore Silvestro, ha depositato ricorso in Appello contro la sentenza di primo grado. E tra l’altro ha eccepito che il processo di primo grado debba essere annullato e si debba svolgere una seconda volta perché un componente della giuria popolare ha superato il limite massimo dei 65 anni di età, previsto dalla legge, durante il dibattimento, partecipando all’istruttoria e alla condivisione della sentenza. Sarà il giudice competente a pronunciarsi nel merito dell’eccezione.