In mare tra Porto Empedocle e Lampedusa in corso le ricerche di un lampedusano sofferente mentale e di due migranti: una neonata e la madre di uno dei due bambini morti carbonizzati.
Un uomo di 28 anni di Lampedusa, Pietro Amato, per il quale è stato predisposto un Tso, ovvero un trattamento sanitario obbligatorio, e non essendo ciò praticabile a Lampedusa, è stato imbarcato sul traghetto di linea verso Porto Empedocle, il “Pietro Novelli”. Durante il viaggio, di lui, all’improvviso, non vi è stata più traccia. Gli agenti della Polizia Municipale e i medici dell’Azienda sanitaria di Palermo, competente su Lampedusa, che lo hanno accompagnato, hanno lanciato l’allarme. Poi a terra è stata sporta una denuncia di scomparsa ai Carabinieri. Si ipotizza il suicidio, oppure, ma è un’ipotesi molto remota se non quasi del tutto improbabile, che si sia nascosto in qualche mezzo di trasporto gommato. Un ampio tratto di mare tra Lampedusa e le coste agrigentine è perlustrato da motovedette ed elicotteri alla ricerca non solo del 28enne ma anche di una neonata, perché nei pressi dell’isolotto di Lampione, nel corso di un concitato intervento di salvataggio ad opera di una motovedetta della Guardia di Finanza di Lampedusa, un barcone carico di migranti si è ribaltato. Le 72 persone a bordo sono cadute in mare. Sono state recuperate e tratte in salvo dai soccorritori. Il barcone è affondato. Una coppia ha però denunciato la sparizione della figlia, di poche settimane. Ed è ricercata anche la madre di uno dei due bambini morti carbonizzati a seguito dell’incendio del motore a bordo durante la traversata verso Lampedusa. I sopravvissuti hanno raccontato che lei è stata sbalzata fuori dalla barca perché investita dall’esplosione. Il lampedusano è stato in cabina da solo venerdì notte, sotto l’effetto di sedativi. Alle cinque del mattino di sabato hanno telefonato alla madre, e l’hanno avvisata che erano impegnati a cercare il figlio. A Porto Empedocle la nave è stata setacciata ovunque dal personale della compagnia di navigazione, la “Siremar”, e dalle forze dell’ordine. Finanche il traghetto è tornato indietro nel tentativo di trovare il disperso. La madre impreca: “Non capisco come sia potuta succedere una cosa del genere. Non avrebbero dovuto lasciarlo da solo in cabina. Sono disperata, mio figlio aveva tanti problemi e in più occasioni aveva anche tentato il suicidio. Una persona così fragile non può essere lasciata da sola durante un viaggio del genere”. L’ipotesi del suicidio sarebbe confermata anche dai video registrati da alcune telecamere di sorveglianza della nave, che avrebbero colto il momento in cui il ragazzo si è lanciato in mare. La Procura della Repubblica di Agrigento ha avviato un’inchiesta, iscrivendo nell’apposito registro i primi indagati. Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, sconvolto dalle ultime ed ennesime tragedie dell’immigrazione clandestina, ha ricevuto una telefonata di solidarietà e condivisione da parte del presidente della Regione, Renato Schifani, che si è reso a disposizione per ogni evenienza e – ha aggiunto – avrebbe interessato il ministero dell’Interno.