Nonostante il flop elettorale alle elezioni Regionali, la relazione del segretario del Partito Democratico, Anthony Barbagallo, incassa la maggioranza in Direzione. I dettagli.
Subito dopo la cocente sconfitta elettorale subita alle elezioni Regionali del 25 settembre, il segretario regionale del Partito Democratico, Anthony Barbagallo, è stato sul banco degli imputati, come del resto è normale dialettica politica che sia. L’opposizione interna ha sollecitato le dimissioni. Uno dei dirigenti di rilievo, Antonio Rubino, così si è rivolto al segretario: “Credo che tu ti debba dimettere come atto d’amore verso il Pd, per favorire una stagione costituente anche in Sicilia, dove l’esigenza è ancora più forte e urgente. In Sicilia non sono state tradite le candidature ma sono state tradite le emozioni di una collettività, che si è sentita confusa e smarrita senza un guida autorevole che la rassicurasse”. Tuttavia, nel corso della riunione della Direzione del partito, ovvero l’organo legittimato a valutare e a deliberare, la relazione di Barbagallo ha incassato la maggioranza dei voti a conclusione di una discussione fiume di circa 8 ore: 75 sì, 14 no, e un astenuto. E il segretario tra l’altro ha affermato: “Sono pronto ad assumermi la responsabilità delle scelte che ho fatto, non di quelle che non ho fatto e che non ho potuto in alcun modo impedire. Sarebbe piaciuto anche a me essere il ‘deus ex machina’ da cui tutto dipende, ma così non è stato. Per me come per gli altri segretari prima di me. Non accetto che si parli del PD siciliano come di un partito finito”. Nel documento conclusivo della seduta è stato acquisito anche un ordine del giorno che contiene la proposta del deputato regionale, Antonello Cracolici, sulla necessità di ritenere la fase congressuale siciliana agganciata a quella nazionale, con i tempi e i modi che saranno decisi successivamente. In tal modo è stato smorzato l’ordine del giorno firmato da Giuseppe Lupo, Carmelo Miceli, Antonio Rubino, Teresa Piccione, Rino La Placa, Fausto Raciti e Teodoro La Monica, in cui si chiedeva la convocazione del congresso regionale del Pd siciliano entro il 2022. E a margine della Direzione, lo stesso Miceli, deputato uscente e consigliere comunale a Palermo, ha commentato: “Sono molto deluso dalla relazione del segretario e dall’andamento della Direzione. Abbiamo mancato l’appuntamento con la storia, consentendo alla peggiore destra di sempre di mantenere il governo della Regione e di conquistare quello nazionale. E lo abbiamo fatto per l’incapacità di offrire agli elettori, specie in Sicilia, una proposta politica chiara. Non abbiamo parlato a nessuno, né al ceto debole e neanche a quello produttivo. Non siamo stati in grado di offrire uno straccio di patto sociale, neanche una proposta che potesse cogliere il disagio di chi ormai non riesce ad arrivare a fine mese. E lo abbiamo fatto tra mille difficoltà anche organizzative”.