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Ars, scrutinio e incognite

Sull’assetto definitivo di governo e assemblea regionale grava l’attesa conclusione dello scrutinio. Il rebus dell’ufficio di presidenza dell’Ars. I dettagli.

A oltre dieci giorni dal voto, l’esito definitivo delle elezioni Regionali del 25 settembre è ancora in sospeso, in attesa della verifica delle 47 sezioni in cui lo scrutinio non è stato concluso a causa di dati incompleti o errati trasmessi da alcuni Comuni. Lo stop causa ritardi su tutta la procedura di proclamazione degli eletti e di insediamento del nuovo governatore e dell’Assemblea regionale siciliana. L’Ufficio elettorale della Regione, infatti, non può ancora procedere alla comunicazione definitiva della ripartizione dei seggi in tutta la Sicilia. In particolare, secondo l’ultimo comunicato del Dipartimento regionale delle Autonomie locali, mancano ancora all’appello 47 sezioni (sulle 5.298 complessive): due sezioni del Comune di Agrigento, due sezioni nel Comune di Villalba in provincia di Caltanissetta, e 43 della provincia di Siracusa tra quelle del capoluogo e quelle del Comune di Lentini. Superato invece lo stallo nella circoscrizione di Trapani, dove sono mancati i dati di una sezione nel neonato Comune di Misiliscemi. E tali incertezze pregiudicano anche la formazione del nuovo governo e le elezioni dell’ufficio di presidenza, tra la presidenza dell’Assemblea Regionale, la vicepresidenza vicaria e la vicepresidenza semplice. Su tali scelte grava l’incognita del voto segreto. Pertanto qualsiasi accordo pregresso rischia poi di saltare al momento del voto. La regola non scritta della consuetudine prevede che la presidenza dell’Ars spetti a uno dei partiti di maggioranza che non abbia già espresso il presidente della Regione. Dunque Fratelli d’Italia o Lega. E i candidati di Giorgia Meloni sono il palermitano Alessandro Aricò, il catanese Gaetano Galvagno, il ragusano Giorgio Assenza e l’agrigentina Giusi Savarino. Tuttavia, il centrodestra, per la prima volta dal governo Lombardo, ha i numeri per eleggere presidente, vicepresidente vicario (che di norma spetta sempre alla maggioranza) e il vice presidente semplice (che in teoria tocca alle opposizioni). E a fronte di ciò, il deputato del Partito Democratico, Nello Di Pasquale, si è rivolto alla maggioranza auspicando: “Sarebbe un bel segnale quello di dare la presidenza dell’Assemblea alla minoranza”. Se così fosse, i papali vice presidenti sarebbero Antonello Cracolici, probabile capogruppo del Pd come lo stesso Di Pasquale, e il pentastellato Nuccio Di Paola, già candidato alla presidenza della Regione ed ex capogruppo all’Ars. E tale carica, di conseguenza, potrebbe essere assegnata al collega Luigi Sunseri. In un ambito del genere sarebbe rilanciato, come necessario, il dialogo tra Pd e Movimento 5 Stelle che, salvo riconteggi dell’ultima ora, hanno lo stesso numero di deputati.

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