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Pd Sicilia, è “redde rationem”

Resa dei conti anche in casa del Partito Democratico siciliano dopo l’insuccesso elettorale. Barbagallo: “Non mi dimetto”. Reagisce l’opposizione.

Così come a Roma anche in Sicilia è tempo di “redde rationem” in casa Partito Democratico. Il previsto insuccesso, soprattutto in base ai sondaggi, è stato altresì facilmente prevedibile che si sarebbe trasformato in una resa dei conti. A Roma si procede verso il congresso nazionale che partorirà il nuovo segretario nazionale e definirà l’assetto del partito. In Sicilia invece il segretario regionale, Anthony Barbagallo, non intende affatto dimettersi, e spiega perché: “Perché non ravviso la necessità di dimettermi, ma di assumermi la responsabilità politica del risultato insieme al gruppo dirigente del Partito Democratico. Affronterò con il partito la decisione se scegliere lo scranno romano in cui sono stato eletto, oppure rimanere in Sicilia da deputato. Sarà una scelta approfondita e ponderata”. Poi, in riferimento alla successione ad Enrico Letta, Barbagallo aggiunge: “Più che di nomi, serve parlare di temi e contenuti. Il Mezzogiorno deve tornare ad essere in cima all’agenda del partito nazionale. Pensavamo di andare con il Movimento 5 Stelle, ma il quadro all’ultimo è cambiato per la loro improvvisa marcia indietro. In questo clima di difficoltà il partito siciliano ha risposto con un’affermazione importante di 224mila preferenze ed 11 parlamentari. Siamo la prima opposizione in Parlamento”. Nel frattempo però reagisce l’opposizione interna al partito, capitanata da Antonio Rubino, che replica: “Il fatto che Barbagallo dichiari di non ravvisare le ragioni per dimettersi dà la cifra della statura politica del segretario regionale. Abbiamo perso malamente e senza appello, c’è un partito dilaniato e confuso, non abbiamo centrato nessuno degli obiettivi politici a cominciare da un’alleanza sgangherata iniziata come farsa e finita in tragedia: ecco alcune delle ragioni per le quali deve liberare il Partito Democratico dalla sua segreteria informandolo, al contempo, che del suo destino personale, se in Sicilia o a Roma, non credo interessi a nessuno”. E poi il componente della Direzione regionale del Pd aggiunge: “Su una cosa siamo d’accordo con Barbagallo, ovvero che il partito va rigenerato e per questo deve farsi da parte senza ulteriori indugi anche per non correre il rischio di restare solo per accendere e spegnere la luce della sede del partito che ha tenuto chiusa per tutta la campagna elettorale”. Più moderati ma altrettanto determinati sono altri due esponenti di spicco del partito in Sicilia, Giuseppe Lupo e Fabio Giambrone, che affermano: “Bisogna affrontare subito le ragioni della sconfitta del Pd siciliano, convocando il congresso immediatamente. Prendendo atto della sconfitta elettorale, ora occorre analizzarne i motivi e, come ha detto il segretario Enrico Letta, la strada è quella del congresso, a partire dai territori. E’ necessario e improcrastinabile aprire immediatamente la stagione congressuale, a livello provinciale e regionale, in modo da invertire la marcia rimettendo in moto la partecipazione”.

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