L’ex presidente della Regione, e Commissario regionale della Nuova Dc, Totò Cuffaro, interviene a fronte del no ai condannati a beneficiare del reddito di cittadinanza a meno che non siano trascorsi almeno dieci anni dalla condanna, così come disposto dal decreto aiuti entrato in vigore il 15 luglio scorso. Cuffaro afferma: “E’ ormai evidente che nel dibattito politico il reddito di cittadinanza è troppo spesso ridotto a misere tifoserie da stadio ridicolizzando e sminuendo il suo valore reale ovvero quello di essere la più importante riforma del welfare degli ultimi decenni oltre che paracadute del tracollo socio-economico soprattutto nel periodo pandemico. Certamente il reddito di cittadinanza non è privo di pecche. Ciò che però a me e ai dirigenti della Dc rende incomprensibile la modifica, in vigore dal luglio scorso, è la sua incostituzionalità in ambito penale. Un condannato che ha scontato la sua pena, e che quindi è stato rieducato e reinserito nella società, ma che non riesce a trovare lavoro, non ha diritto a percepire il reddito di cittadinanza se non dopo 10 anni. La DC si impegnerà affinchè sia sospesa tale variazione discriminante, così da permettere almeno al nucleo familiare, spesso donne e bambini, di poter usufruire di questo importante strumento contro la povertà senza perdere mai di vista il principio di legalità con il quale lo si debba applicare”.