Il depistaggio Borsellino, il processo a carico dei tre poliziotti Bo, Ribaudo e Mattei, la sentenza di martedì scorso, la calunnia non più aggravata da mafia, reato prescritto per Bo e Mattei, e assoluzione nel merito per Ribaudo, ed il commento a freddo al “Giornale di Sicilia”. Michele Ribaudo, 66 anni, e Fabrizio Mattei, 64 anni, affermano: “Abbiamo disonorato la divisa? Noi? Ma se anche il depistaggio ci fosse stato, lo avrebbero lasciato fare a noi, a due pesci piccoli? Massimo rispetto per il dolore dei familiari delle vittime. I figli del dottor Borsellino hanno ragione. Però noi non abbiamo depistato niente”. E Ribaudo, assolto nel merito, aggiunge: “Secondo i giudici per me il fatto non costituisce reato. Io ero terminalista, facevo ricerche al computer e, come il collega, andai là, da Scarantino, nella residenza di San Bartolomeo a Mare. Abbiamo fatto le stesse cose”. E Mattei, che ha beneficiato della prescrizione, aggiunge ancora: “So bene che mi lascia una macchia, finché non ci sarà l’assoluzione piena. Ma io non ho depistato proprio niente”. E Mattei conclude: “Nelle inchieste si cerca sempre il colpevole, non uno a caso. Io condivido le tesi dei pubblici ministeri del processo Borsellino quater. E cioè che in quegli anni dopo le stragi c’era un clima di piombo, con la pressione mediatica e dell’opinione pubblica che era quella che era. Le valutazioni potrebbero essere state forzate, ma in tutti gli ambiti: comprese la magistratura requirente e giudicante. Fino alla Cassazione”.