In Sicilia la quantità di metri cubi d’acqua in dighe e invasi è la stessa dello scorso anno. Preoccupano le carenze infrastrutturali a danno soprattutto delle irrigazioni agricole.
In cinque regioni del Nord Italia si dichiara lo stato d’emergenza legato alla siccità, al prosciugamento del Po e dei corsi d’acqua a monte verso la valle padana. Invece, in Sicilia, dove il rischio desertificazione del territorio è stimato al 70%, non si soffre per la mancanza di riserve idriche: nei 25 invasi, secondo gli ultimi dati diffusi dal Distretto idrografico della Regione, si superano i 95 milioni di metri cubi, che è la quantità dello stesso periodo dello scorso anno. Le grandi dighe, tra Poma, Pozzillo e Rosamarina, contengono oltre 60 milioni di metri cubi, e la diga Poma è ad appena 6 milioni di metri cubi al di sotto della propria capienza massima. Dunque, l’atipica condizione in cui versa l’Isola rispetto al centro nord, non prelude a emergenze per la stagione estiva, nonostante le temperature superino i 40 gradi e gli incendi si susseguano a raffica come ogni estate. Anche nel corso di un recente tavolo tecnico regionale sulla siccità convocato dal presidente Musumeci non sono emerse criticità da stato d’emergenza. A fronte di ciò, però, si riscontra la carenza o la vetustà delle infrastrutture idriche: le perdite d’acqua immessa nella rete raggiungono la percentuale record di oltre il 40%. E i danni si ripercuotono soprattutto a carico delle irrigazioni e delle produzioni agricole. I Consorzi di bonifica scontano un commissariamento ventennale, e sollevano l’allarme della Coldiretti Sicilia, che nei giorni scorsi ha annunciato una mobilitazione regionale “affinchè – è stato rivendicato – l’acqua torni a essere un bene amministrato in modo adeguato e non con strutture come i Consorzi che di fatto bloccano l’irrigazione”. I due Consorzi di bonifica (orientale e occidentale) hanno appena accorpato i precedenti 11, ma la mini riforma non è servita ad assicurarsi i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E i progetti presentati mesi addietro sono stati bocciati senza appello. In alcuni casi, gli agricoltori sono costretti a lunghe trafile per prenotare i turni d’irrigazione, e il calendario è compilato a penna, costringendo gli utenti a presentarsi fisicamente negli uffici consortili. La superficie servita da opere di irrigazione è di 168.824 ettari di cui oltre 25.000 a cielo aperto e circa 143 mila a pressione. Si tratta di superfici che ospitano importanti coltivazioni: frutteti, orti, vigneti e molto altro. E con le attuali temperature, l’irrigazione frequente è più che mai indispensabile.