La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza emessa lo scorso 2 luglio dal giudice monocratico del Tribunale di Palermo, Ivana Vassallo, che ha condannato a 4 anni di reclusione il già aspirante collaboratore della giustizia agrigentino, Giuseppe Tuzzolino, 42 anni, imputato di calunnia a danno dell’avvocato, anche lui agrigentino, Salvatore Pennica. Secondo Tuzzolino, l’avvocato Pennica avrebbe conservato documenti importanti e compromettenti, anche in tema di mafia, nel proprio computer. Inoltre, Tuzzolino ha accusato l’avvocato Pennica di avere incassato 14mila euro, pretendendo altri mille euro per restituire a Tuzzolino i documenti scottanti. E il pentito ha aggiunto che il suo difensore non gli avesse consegnato la ricevuta di quanto intascato, incorrendo nel reato di evasione fiscale. L’avvocato Pennica è parte civile in giudizio tramite l’avvocato Francesco Mirabile. Tra l’altro, nelle motivazioni adottate dal giudice Vassallo in primo grado, si legge: “L’evasione fiscale contestata all’avvocato Pennica è risultata inesistente, perché dagli accertamenti bancari è emerso che Tuzzolino aveva corrisposto al professionista Pennica, che lo aveva difeso, soltanto un acconto di mille euro, e non 14mila euro, come sostenuto dal pentito. Sono dunque risultate false le accuse mosse per non pagare alcunché”. E l’avvocato Pennica, a margine della sentenza di primo grado, commentò: “Farei nuovamente ciò che ho fatto. Farei uscire dalla galera Tuzzolino, che piangendo mi implorava assistenza legale. Non mi pento di nulla, e rimango convinto che un penalista deve sopportare anche le calunnie di uomini in malafede. Sono assolutamente convinto altresì che bisogna sposare sempre la logica dell’avvocato che difende la libertà con la libertà di difendere”.