L’assessore Baglieri a lavoro per la costituzione di un Comitato tecnico sui rifiuti in Sicilia. E poi: “I termovalorizzatori utili solo dopo la differenziata almeno al 65%”.
Si è conclusa ufficialmente la gara di adesione all’avviso pubblico lanciata dal governo regionale per la costruzione di due termovalorizzatori, uno nella Sicilia occidentale e un altro nell’orientale. Tra i sette progetti presentati ne sono stati scelti due. Il primo progetta l’installazione di un termovalorizzatore a Gela: costerà 647 milioni di euro. Il secondo è un impianto a Pantano D’Arci, un quartiere di Catania, del valore di 400 milioni di euro circa. Ciascuno dei due impianti sarà capace di smaltire fra le 300mila e le 450mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, dunque il secco residuo non differenziabile. Ebbene, nonostante quanto ribadito più volte dal presidente della Regione, Nello Musumeci, i due termoutilizzatori non saranno la soluzione, la panacea di tutti i mali che da oltre 20 anni affliggono il settore dei rifiuti in Sicilia. Così è secondo l’assessore regionale ai Servizi primari, Daniela Baglieri, e il direttore generale del suo assessorato, Calogero Foti, che hanno proposto innanzitutto la costituzione di un Comitato tecnico con i rappresentanti indicati dalle 18 Srr, le Società regolamentazione servizio rifiuti siciliane, gli ex Ato. E l’assessore Baglieri spiega: “La realtà siciliana in materia di rifiuti non è omogenea. E per tale ragione siamo in fase di costituzione di questo Comitato tecnico. E’ chiaro che ognuno svolge un ruolo, ma dal punto di vista regionale noi abbiamo il compito di armonizzare, tramite il Comitato, gli interessi provinciali con quelli regionali, e al contempo con quelli nazionali. E poi si deve rendere trasparente il rapporto con i cittadini, darsi degli standard e migliorare la qualità tecnica e contrattuale del servizio rifiuti”. E poi, più nel dettaglio, in riferimento ai termovalorizzatori, l’assessore Baglieri afferma: “Dai rifiuti va creata energia, le discariche sono un modello superato e i termovalorizzatori però da soli non bastano per risolvere il problema dei rifiuti nella nostra isola. Andiamo verso un altro modello che è il modello della differenziata, per creare quella che si chiama economia circolare. Il termovalorizzatore è uno degli strumenti affinché la filiera del rifiuto, quindi il circolo, si chiuda. Il primo passo invece è cercare di ridurre il rifiuto, dunque serve differenziare di più. Per questo motivo abbiamo finanziato tanti impianti di compostaggio che servono a trattare la differenziata e anche a recuperare energia dai rifiuti. Alla fine, tutto ciò che non si può più differenziare, e quindi soltanto il 10 per cento, dovrà finire in discarica. Questo è l’obiettivo che ci impone l’Europa, ed è una direttiva già acquisita a livello nazionale. A questo noi dobbiamo far riferimento. Gli obiettivi europei ci impongono che a partire dal 2035 potremo portare in discarica solo il 10 per cento dei rifiuti. Attualmente mandiamo in discarica quasi il 50 per cento. Dobbiamo aumentare la differenziata e portarla al 65 per cento. Questo era già un obiettivo del 2012, ma quando il governo Musumeci si è insediato nel 2017 abbiamo trovato una percentuale del 18 per cento”.