Altri due arresti per scambio elettorale politico – mafioso a Palermo alla vigilia delle elezioni Comunali. L’intervento di un candidato a sostegno di Miceli figlio di un arrestato per favoreggiamento alla mafia.
La Polizia ha nascosto un trojan nel telefonino del costruttore mafioso palermitano Agostino Sansone, 74 anni. Il 10 maggio scorso il candidato al Consiglio comunale con Forza Italia, Piero Polizzi, 52 anni, incontra Agostino Sansone e gli promette sostegno in cambio di voti: “Se sono potente io, siete potenti anche voi”. Arrestati per scambio elettorale politico – mafioso. La Polizia ha nascosto un trojan nel telefonino del boss di Brancaccio, Vincenzo Vella, 57 anni. Lo scorso 28 maggio il geometra di Villabate, Francesco Lombardo, 54 anni, ex presidente del Consiglio comunale di Villabate, e adesso candidato al Consiglio comunale di Palermo con Fratelli d’Italia, incontra Vella nel suo negozio di ortofrutta per la stessa ragione: tu mi voti e io mi adopero per favorirti. Sono stati appena arrestati anche loro due per scambio elettorale politico – mafioso. Vincenzo Vella è stato già condannato per associazione mafiosa e ha scontato due condanne definitive. Recentemente è stato condannato a 20 anni di reclusione, ma la Corte d’Appello ha annullato la sentenza per un vizio di forma, e lui è stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido. E nel frattempo, a fronte dell’arroventarsi delle polemiche, è intervenuto il militare Nicola Piraino, 44 anni, candidato al consiglio della sesta Circoscrizione di Palermo a sostegno del candidato sindaco del centrosinistra, Franco Miceli. Ebbene, il padre, Biagio Piraino, meccanico incensurato, è in carcere dal 2020 per favoreggiamento alla mafia. E lui, Nicola, il figlio, replica così: “Sono andato via da Palermo molto giovane, e per 24 anni ho visto mio padre solo una o due volte al mese. Non avevamo grandi rapporti, ma quello che è poi successo non l’avrei mai immaginato. Ognuno fa le sue scelte, le nostre sono state decisamente diverse. Sono rientrato a Palermo solo dopo che mia suocera si è ammalata gravemente. Incontravo mio padre ogni tanto la domenica fino a quando non è scattato il blitz. Certo, mi hanno fatto domande anche al lavoro ma poi non c’è stata alcuna conseguenza. Io non c’entro nulla. Prima di candidarmi ho chiesto il parere degli avvocati e mi è stato risposto che potevo tranquillamente essere inserito in lista. E così ho fatto”.