Tensione alle stelle e perfino schede elettorali bruciate al porto di Sciacca dove si sono radunati un centinaio di pescatori per l’ennesima manifestazione di protesta contro il caro gasolio. I pescherecci della flotta saccense, come quelli di tutta la Sicilia, sono fermi da giorni e non intendono riprendere l’attività, nonostante l’appello rivolto loro dall’assessore regionale alla pesca Toni Scilla e nonostante gli impegni assunti nei giorni scorsi dal presidente della Regione Nello Musumeci soprattutto in merito ai contributi Covid e caro gasolio che il governo siciliano ha stanziato ma non ancora assegnato. Le conseguenze del blocco della pesca si riflettono sull’economia del territorio, oltre che colpire direttamente gli operatori locali. Per la marineria saccense non ci sono alternative. Non sono state ancora definite le modalità di svolgimento, ma la protesta andrà comunque avanti e non sembra esserci nessuna intenzione di riprendere il mare. In prima fila le tre cooperative di pesca cittadine, con i pescatori che sul lungomare Cristoforo Colombo hanno bruciato numerose schede elettorali proprio alla vigilia del turno amministrativo in programma domani. Gli armatori continuano a ripetere che con il prezzo del gasolio superiore ad un euro al litro non è più conveniente uscire per le normali battute di pesca. La richiesta è sempre la stessa, ed è rivolta principalmente al governo centrale: calmierare il prezzo del carburante e nell’attesa varare sostegni almeno sotto forma di crediti d’imposta.