L’ex ministro Dc Calogero Mannino: “Domenica voterò sì a tutti i referendum sulla Giustizia. Il quesito che mi sta più a cuore è quello sulla carcerazione preventiva”.
I referendum sulla Giustizia sono al voto domenica prossima, 12 giugno, e l’ex ministro Dc, Calogero Mannino, non dubita affatto, e all’Adnkronos ha dichiarato: “Io domenica andrò a votare a Sciacca, mio Comune di residenza, e voterò cinque sì per il referendum sulla giustizia. Uno, in particolare, mi sta più a cuore, il secondo quesito, quello che riguarda la carcerazione preventiva, e ne parlo con cognizione di causa. Il sì ha una immediata ricaduta sul punto fondamentale della crisi del processo: la prova. Tu non mi puoi mettere in galera per un semplice sospetto. La carcerazione preventiva la devi stabilire solo per alcuni delitti, la cui portata è di assoluta gravità, e parlo di delitti contro le persone, al limite contro le cose. Per tutti gli altri reati, ad esempio contro la pubblica amministrazione oppure il traffico di influenza… Come fai a fare la galera su questo? Inoltre, voglio ricordare che solo in Italia c’è questo tipo di carcerazione preventiva che viene ipotizzata”. Poi Mannino ricorda i suoi processi: “A ogni udienza il pubblico ministero arrivava con nuovi verbali. Ma non dovevano portarli prima? Io sono andato in galera per le dichiarazioni del collaboratore Gioacchino Pennino, che votava per me. Quando Pennino è venuto in aula il presidente del Tribunale gli chiese: ‘Lei per chi votava?’ E lui rispose: ‘Per Pumilia, per Ruffini, Ruffo, Alberto Alessi, Sinesio, e Mannino’. E il presidente gli disse: ‘Ma le preferenze non erano quattro? Questi sono sei’. E Pennino gli rispose: ‘Sì, ma io li facevo girare’. Questo dimostra che Pennino era uno che prendeva in giro l’umanità. Poi il Presidente disse: ‘Perché votava per Mannino?’ e lui: ‘Per chi dovevo votare? P’aranci in tierra (tradotto: per le arance a terra)? Che significa? Io votavo per uno che sarebbe diventato Presidente del Consiglio. Tutti parlavano della sua intelligenza’. Finì a risata ma intanto Pennino mi ha fatto fare due anni di galera. Il procuratore di Palermo, Caselli, continuava a dire che Pennino votava per Mannino, ma quando il Presidente della Corte gli chiese se avesse mai avuto dei favori da Mannino, Pennino rispose: ‘No, mai’. Quindi anche l’accordo voto mafioso con scambio non ha avuto esito… Qua ci sono reati falsi, falsi nel loro fondamento, che non possono avere prova. Come fai a stabilire che Pennino votava per me per una ragione mafiosa?”. E poi, in conclusione, ancora sui referendum, Calogero Mannino si rammarica così: “La gente è rimasta totalmente insensibile ai referendum. Dobbiamo cominciare a prendere atto che larga parte della società italiana è lontana dalla politica. La politica a cui le persone sono sensibili è la politica che ha altre sedi, altre piazze: qui dobbiamo mettere in primo luogo il telefono, purtroppo, perché ormai c’è una rete di comunicazione incredibile. Parlo dei vari strumenti, come whatsapp, Instagram. E in questa piazza la politica ha solo una dimensione: il risentimento, e addirittura la rabbia. Le cause sono molteplici, dipendono dall’istruzione, dalla formazione… Le grandi scuole che ci sono state in Italia, cioè la Chiesa cattolica e il Partito comunista, hanno chiuso bottega. Nella piazza ci sono quindi solo gli incazzati. C’è disprezzo per la politica. Se oggi avessi 18 anni e volessi ricominciare da capo non la farei più. Ti esponi soltanto a una pregiudiziale di disprezzo. E allora non c’è neanche la riflessione. La gente rivendica che vuole partecipare. Ma quale strumento migliore di partecipazione rispetto al referendum? In termini di principio il referendum è uno strumento di democrazia partecipata. E mentre invochi una politica partecipata rifiuti l’unico strumento che c’è, il referendum”.