Il presidente della Regione, Musumeci, sul fronte dei contrari alla sua ricandidatura: “Sono gelosi della crescita dei consensi nei confronti di Giorgia Meloni”.
Nello Musumeci sfodera ancora una volta la sciabola, per controbattere alle ostilità alla sua riconquista di Palazzo d’Orleans. E rilancia, in primis, il suo abbraccio a Fratelli d’Italia. Le sue parole: “Mi sembra di notare che la crescita dei consensi nei confronti di Giorgia Meloni stia suscitando qualche gelosia all’interno del centrodestra: voglio ricordare agli alleati che essere gelosi di una forza della coalizione alla vigilia di appuntamenti elettorali importanti non è un comportamento responsabile”. E poi, altra sciabolata: “Io mi occupo di aprire cantieri e investire per il bene dei siciliani, non di polemiche sterili. Quelle le lascio al coordinatore di mezza Forza Italia, visto e considerato che il 55% del partito appoggia la mia ricandidatura”. Parentesi: il riferimento è a Gianfranco Miccichè e alla spaccatura del suo partito, tra a lui fedeli e anti-Musumeci, e i dissidenti con Musumeci. E poi il presidente della Regione prosegue: “Finché non viene creata una regola che vieta un secondo mandato al presidente della Regione non vedo perché dovrei precludermi questa possibilità”. E poi, volgendosi d’altra parte, agita la sciabola così: “Ho grande rispetto per gli avversari di sinistra, ma una parte di loro sta utilizzando la campagna elettorale per avvelenare i pozzi: il professionismo dell’antimafia non può essere argomento da strumentalizzare”. Parentesi: il riferimento è ai manifesti che nei giorni scorsi hanno associato a Cosa Nostra Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri. E Musumeci a tal proposito commenta: “L’impegno contro la mafia non può essere un obiettivo programmatico dei candidati, ma un pre-requisito ineluttabile per chiunque faccia politica. In cinque anni il mio governo ha dimostrato di essere impermeabile a qualsiasi ingerenza e sono convinto che anche Roberto Lagalla, che è una bravissima persona, farà lo stesso se eletto sindaco. La mafia di oggi non è la stessa del secondo ‘900: la sua struttura è orizzontale e non verticistica, in quanto agisce cercando di collegarsi con le istituzioni e non di mietere vittime”.