La maggioranza dei Comuni aderenti all’Aica, l’Azienda idrica dei Comuni agrigentini, non hanno ancora condiviso il debito da assumere a fronte del prestito dei 10 milioni di euro che la Regione Siciliana ha concesso all’Aica per agevolare e sostenere l’inizio delle attività di gestione pubblica del servizio idrico. Ebbene, a fronte di ciò interviene ancora una volta il Cartello Sociale, ovvero l’Ufficio del Lavoro della Diocesi, Cgil, Cisl e Uil, che denuncia: “Rinnegando se stessi, dopo essersi battuti a favore della gestione pubblica del servizio idrico, diversi sindaci della provincia di Agrigento stanno conducendo al fallimento la società consortile Aica, appositamente creata e da loro fortemente voluta. Il tutto con la complicità dell’assessorato regionale agli Enti Locali che non fa altro che offrire alibi e assist ai sindaci riottosi all’utilizzo delle risorse stanziate per fare decollare l’Aica. Probabilmente nella mente di qualcuno c’è un disegno preciso di tornare alla gestione privata, nonostante sia in corso un piano di risanamento e di investimenti pubblici per il rifacimento delle reti e l’ammodernamento degli impianti. A questo punto ognuno, in testa la politica, si assuma le proprie responsabilità nella consapevolezza che il fallimento della tanto auspicata gestione pubblica del servizio idrico non è certo la via migliore per tutelare gli utenti, i lavoratori, i creditori e le stesse amministrazioni locali. Infine è amaro constatare che siamo di fronte ad una pesante sconfitta della classe politica locale che non riesce a difendere gli interessi del territorio, a tutelare i suoi concittadini e che rischia di lasciare spazio alle scorribande di gruppi privati che vogliono mettere le mani su una risorsa fondamentale come l’acqua per ricavarne profitti nei prossimi decenni quando il prezioso liquido diventerà ancora più prezioso e la sua gestione andrà a discapito delle generazioni future”.