Oggi lunedì 16 maggio i magistrati aderenti all’Associazione nazionale di categoria si astengono dall’attività giudiziaria. I dettagli. L’intervento della sezione agrigentina.
L’Assemblea dell’Associazione nazionale magistrati ha deliberato per oggi lunedì 16 maggio una giornata di astensione dall’attività giudiziaria. Hanno condiviso e aderito anche i magistrati della sezione agrigentina dell’Associazione. Lo slogan a lancio dell’iniziativa è: “Non scioperiamo per protestare ma solo per essere ascoltati!”. E i magistrati associati della sezione agrigentina spiegano: “Utenti della Giustizia scusateci, ma non possiamo non esprimere il profondo disagio che, ormai da tempo, la Magistratura ordinaria vive a causa di riforme che noi per primi auspichiamo a gran voce, ma che sempre più spesso appaiono orientate più contro la Magistratura che a migliorare il servizio giustizia. Oggi denunciamo, insieme a tutti i colleghi Italiani, il grave pericolo che è insito nella riforma dell’Ordinamento Giudiziario attualmente in discussione che, si ricordi, non accorcia neppure di un solo giorno la lunghezza dei processi, ed è improntata, invece, solo al rispetto del cosiddetto conformismo giudiziario, ossia il favore per l’adozione di decisioni conformi ai precedenti, scoraggiando nuove interpretazioni evolutive in grado di cogliere i cambiamenti nei contesti sociali e culturali in cui la giustizia opera. Se fosse vigente tale riforma, verosimilmente, anche Falcone e Borsellino sarebbero bocciati, non essendo più possibile alcuna innovazione giurisprudenziale. Poi denunciamo l’introduzione di nuove figure di illeciti disciplinari (addirittura per violazioni di mere direttive non meglio individuate), e ciò contro il principio costituzionale del Magistrato soggetto solo alla Legge. Denunciamo le periodiche valutazioni di professionalità basate su criteri meramente aziendalistici e quantitativi che sono del tutto estranei all’esercizio della Giurisdizione. Si ricordi che ormai da tempo i Magistrati italiani sono gli unici funzionari pubblici già sottoposti a ben sette valutazioni lungo il loro percorso professionale. Denunciamo l’introduzione, di fatto, della separazione delle carriere tra Pubblico Ministero e Giudice, in violazione, tra l’altro, di un preciso dettato costituzionale. Si tratta di una separazione a cui con forza ci opponiamo atteso che noi, già solo come cittadini, vogliamo un Pubblico Ministero terzo, che sia ancora il primo baluardo della Giurisdizione e non soltanto il rappresentante dell’Accusa, e che sia libero di non avere, quindi, remore a chiedere l’assoluzione dell’imputato e a ricercare prove in suo favore, invece di dover temere e dolersi che la sua originaria ipotesi possa essere disattesa e così, addirittura, pregiudicare la sua carriera. La riforma, peraltro, non colpisce affatto ma anzi esaspera sia il correntismo che il carrierismo! Per tutti questi motivi invitiamo i cittadini a conoscere le ragioni del nostro sofferto sciopero, che non è affatto finalizzato a difese di eventuali insussistenti privilegi o di interessi di categoria ma solo a denunciare la possibile esasperazione di un sempre più serrato controllo verticistico della Magistratura non più soggetta, quindi, solo alla Legge”.