La requisitoria della Procura in corso a Caltanissetta al processo sul depistaggio delle indagini dopo la strage Borsellino. Il pubblico ministero Luciani striglia i tre poliziotti imputati.
A Caltanissetta, al processo sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, il pubblico ministero, Stefano Luciani, ha proseguito la requisitoria a carico dei tre poliziotti, il funzionario Mario Bo, ex capo del gruppo d’indagine “Falcone – Borsellino”, e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, imputati di calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa Nostra perché avrebbero indotto alcuni falsi collaboratori della giustizia, tra cui Vincenzo Scarantino, a dichiarare il falso mediante minacce, pressioni psicologiche e maltrattamenti. E Luciani tra l’altro ha affermato: “Se gli appunti sui verbali in possesso di Vincenzo Scarantino non erano tutti farina del suo sacco, ci dica Fabrizio Mattei chi altro ci ha messo mano. Sono passati 30 anni, se c’è stato dell’altro ditelo. Mattei non ha detto il vero quando ha tentato di disconoscere la paternità di questi appunti scritti a margine dei verbali. Se si arrivano a rendere dichiarazioni, che sono smentite dalla realtà dei fatti, evidentemente una motivazione c’è. Non puoi rispondere con un ‘non lo so’ se ti si chiede se è tua la paternità di quelle mano-scritture”. Poi Stefano Luciani si è soffermato sul ruolo del pentito Gaspare Spatuzza le cui dichiarazioni hanno contribuito in modo determinante a svelare il depistaggio. E ha aggiunto: “Fu Spatuzza a raccontare una verità che da subito è apparsa dirompente. Ed era una verità che andava a sconvolgere ben due processi già celebrati per la strage di via D’Amelio, mettendo in discussione condanne all’ergastolo inflitte a degli innocenti sulla base di prove manipolate. A Vincenzo Scarantino fu fatto recitare un copione con il quale chiudere in fretta l’indagine sulla strage e assicurare colpevoli facili alla giustizia. Scarantino ha ammesso: ‘Più andavo avanti e più bravo diventavo’. Scarantino non è una vittima. Contribuì al depistaggio, ad inquinare l’inchiesta. ‘Mi hanno fatto studiare, mi dicevano quali erano le contraddizioni, mi hanno preparato’: sono state queste le parole di Vincenzo Scarantino. Tutto questo lavoro di indottrinamento, di aggiustamento di dichiarazioni nei confronti di Scarantino, è servito per fare condannare la gente all’ergastolo”. E poi, ancora in riferimento ai tre imputati, il pubblico ministero Luciani ha sottolineato: “Mario Bo era il supervisore dell’attività fatta illegalmente, illecitamente, da Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Ce lo conferma l’ex moglie di Vincenzo Scarantino, Rosalia Basile, e lo stesso Scarantino. E’ una verità che emerge dagli appunti sui verbali degli interrogatori, che sono tutti attribuibili, tutti senza alcun dubbio, a Fabrizio Mattei. E ciò sulla base della consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero e non smentita dalla consulenza di parte. La difesa, dal canto suo, non offre elementi per sgravare di responsabilità Mattei. E se mai residuasse un micro margine di dubbio, quella menzogna che ha retto per oltre 20 anni è spazzata via da Gaspare Spatuzza che ci dice che Scarantino aveva mentito”.