Il ministro Giovannini a Messina inaugura una nuova nave delle Ferrovie dello Stato, e sullo Stretto di Messina si mantiene sul vago, declinando tutto al futuro.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Enrico Giovannini, è intervenuto a Messina per partecipare alla cerimonia di inaugurazione della nuova nave Igina delle Ferrovie dello Stato. E alle domande sullo stato dell’arte del ponte sullo stretto di Messina, lui ha risposto mantenendosi nel vago, testimoniando come ancora, a fronte di tante recenti promesse di concretezza, vi è ancora fumo e tanto fumo. Il governo di Giovannini è impegnato in altri affari, come lo stop alle emittenti televisive locali. E così la prossima volta che Giovannini sarà in Sicilia per annunciare altri annunci, lui se la canterà e lui se la suonerà, a meno che non vi sia la Rai, organo di stampa del governo di turno, che, nonostante incassi milionate di pubblicità, impone il pagamento del canone, del dazio, che in siciliano lo si traduce in altro modo: ma evitiamo. Berlusconi invece le sue Tv che competono con la Rai le mantiene solo con la pubblicità, e non pretende il canone dal popolo cornuto. Dunque, ecco le parole di Giovannini: “Non abbiamo messo da parte il Ponte sullo Stretto, abbiamo affidato a Rete Ferrovie lo studio di fattibilità per analizzare i diversi aspetti. Rete Ferrovie ci ha mandato un primo cronoprogramma, ne stiamo parlando in maniera tale da procedere prima possibile all’avvio dello studio di fattibilità. Il governo è aperto. Bisogna vedere la fattibilità, i costi e gli aspetti tecnici. Speriamo prima possibile di offrire al Parlamento tutti gli elementi possibili per prendere una decisione. Analizzeremo tutti i vari aspetti nel rispetto del vincolo di bilancio e delle regole europee per rendere fattibile il progetto” – ha concluso il signor ministro. In questi casi, nonostante siano trascorsi 50 anni dal primo annuncio del ponte, basta declinare tutto al futuro e mai al presente. E la frittata è sempre pronta, buona per essere servita agli sciocchi che però, signori governanti, sono sempre di meno. Ed ecco perché il populismo, nella sua accezione positiva, avanza in Italia.