Primi consuntivi di legislatura a quattro anni dall’insediamento del governo Musumeci. L’intervento del presidente di ConfIndustria, Alessandro Albanese.
Il governo Musumeci ha compiuto quattro anni. E in occasione del quarto compleanno, e quindi ad un anno dalla conclusione della legislatura, è tempo di tracciare consuntivi. Tra i primi che si concede a un giudizio è ConfIndustria, tramite il suo presidente, Alessandro Albanese, che ricorda i primi rapporti con il governo regionale come rigidi da tutte e due le parti, dopo la precedente legislatura Crocetta in cui ConfIndustria è stata parte della giunta con propri componenti. Progressivamente sono state superate le diffidenze, vi è stato dialogo e la rassicurazione che non sarebbe stato ripetuto l’errore: ConfIndustria mai più al governo. E poi Albanese aggiunge: “Noi non giudichiamo i politici, piuttosto la politica. Dunque, iniziamo dalle istanze più annose e risapute, come la mala-burocrazia. In tale ambito da parte del presidente Musumeci vi è stata prova di buona volontà. Un esempio è la legge di riforma dell’Irsap, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, presentata dall’assessore Turano. Si tratta di norme forse non completamente risolutive per dipanare il groviglio burocratico che oggi pesa sulla concessione di spazi nelle aree industriali, ma è una buona legge, di semplificazione delle pratiche a costo zero. Abbiamo chiesto di sbloccarle tutte senza alcun aggravio per le casse regionali. Le norme sono ancora all’Assemblea Regionale. Aspettiamo, e, nell’attesa, ancora oggi l’ottenimento delle aree è un labirinto burocratico. Ma il fatto positivo è che oggi Musumeci sia perfettamente allineato a ConfIndustria nella lotta alla burocrazia che frena lo sviluppo. E non solo la mala-burocrazia, ma anche gli organi autorizzativi. Cito ad esempio il ruolo pervasivo del Comitato tecnico scientifico all’assessorato Territorio e Ambiente, che spesso è più una sorta di scrigno depositario di verità incontrastate che luogo di approfondimento tecnico e critico. E ciò provoca uno scollamento dalla realtà territoriale, economica e imprenditoriale. Ed è purtroppo ciò che accade quando una pratica viene rigettata o una conferenza viene rinviata senza data. Insomma, la politica cade nel vecchio vizio di nascondersi dietro commissioni, comitati e organismi che di responsabilità politica e strategica hanno ben poco: questa abitudine è la vicenda madre del mancato sviluppo della Sicilia. Un passo avanti è stato fatto con il bando sui termo-valorizzatori: però, come giudicare la circostanza che un grande impianto di trattamento è stato bloccato a Messina con la giustificazione che il pubblico, cioè il locale Ato rifiuti, poteva avere un interesse concorrente a realizzare lo stesso termo-valorizzatore. Ebbene, la differenza sta nel fatto che il nostro imprenditore associato aveva tutto pronto ed esecutivo. Il progetto pubblico, invece, stava scritto sul libro dei sogni. Occorre capire che noi non siamo competitori del pubblico, né gente senza scrupoli ambientali e occupazionali. Il privato garantisce le stesse, se non superiori, prospettive di crescita e di lavoro”. E poi, Alessandro Albanese conclude su Sanità e Piano nazionale di ripresa e resilienza. E afferma: “Nella Sanità il governo Musumeci ha lavorato davvero bene, gestendo a dovere l’emergenza pandemica. Sul Pnrr, non entrando nel merito di chi abbia sbagliato, come per esempio nella presentazione dei progetti bocciati in agricoltura, ribadisco una mia convinzione di principio: alla Sicilia manca chi batta davvero i pugni sul tavolo in sede europea e nazionale. Dobbiamo capire che la dinamica è altamente concorrenziale anche fra le istituzioni locali: i nostri politici inizino a fare valere con più forza le nostre comuni ragioni”.