Nell’ambito della relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre 2020 emergono anche le dichiarazioni del prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, che traccia una descrizione sconfortante nell’Agrigentino, e afferma: “La povertà culturale, non disgiunta da quella economica, determina una situazione di arretratezza nella quale continuano a proliferare le regole dettate dalla criminalità organizzata. Anche gli Enti locali, in molti casi rappresentati da amministratori non sempre all’altezza dei complessi compiti e con apparati amministrativi caratterizzati da carenze di professionalità oltre che di risorse finanziarie, stentano a rispondere adeguatamente alle istanze dei cittadini. Tale situazione è aggravata dall’assenza di organismi intermedi espressione della cosiddetta ‘società civile’, particolarmente restia a impegnarsi e a partecipare fattivamente a quello che dovrebbe essere il perseguimento del ‘bene comune’. E’ presente una certa assuefazione a regole ancora fortemente radicate nel contesto sociale agrigentino, quale l’impossibilità di avere riconosciuti i diritti se non ricorrendo ai favori. Non può non rilevarsi anche l’assenza di modelli positivi di reazione a gravi fenomeni, confermata dalla totale assenza di associazioni antiracket e antiusura. La provincia allo stato rimane un territorio privo di prospettive soprattutto per i giovani che in numero cospicuo ogni anno ‘emigrano’ in altre zone del Paese o all’estero per completare gli studi o in cerca di lavoro. Tale stato di cose ha determinato un sensibile depauperamento del territorio con il conseguente abbassamento del livello culturale e di consapevolezza che lascia spazio a comportamenti caratterizzati da scarso senso civico e devianza, purtroppo non sempre adeguatamente stigmatizzati dalla comunità”.